GHIACCIAI 


EMERGENZA AL GHIACCIAIO DEL BELVEDERE (MACUGNAGA, VB)

11 Lug. 2002 - Anche se questo lago sarà destinato a scomparire, vorremmo conservare il ricordo della sua "effimera" toponomastica, frutto delle sensazioni delle persone che sulle sue acque hanno lavorato per studiarlo, comprenderlo e, almeno in parte, domarlo. 

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IL LAGO EFFIMERO

"Che cosa vuol dire <effimero>?" domanda il Piccolo Principe al Geografo
"Le geografie", disse il geografo, "sono i libri più preziosi fra tutti i libri. Non passano mai di moda. E' molto raro che una montagna cambi di posto. E' molto raro che un oceano si prosciughi. Noi descriviamo delle cose eterne". 
"Ma i vulcani spenti si possono risvegliare", interruppe il piccolo principe. "Che cosa vuol dire <effimero>?" 
"Che i vulcani siano spenti o in azione, e' lo stesso per noi", disse il geografo. "Quello che conta per noi e' il monte, lui non cambia". 
"Ma che cosa vuol dire <effimero>?" ripeté il piccolo principe che in vita sua non aveva mai rinunciato a una domanda una volta che l'aveva fatta. 
"Vuol dire <che e' minacciato di scomparire in un tempo breve>".

E' tutto un grande mistero! 
Per voi che pure volete bene al piccolo principe, come per me, tutto cambia nell'universo se in qualche luogo, non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, sì o no, mangiato una rosa. 
Guardate il cielo e domandatevi: la pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore? 
E vedrete che tutto cambia... 
Ma i grandi non capiranno mai che questo abbia tanta importanza. 


Antoine Marie Roger de Saint-Exupéry 1900-1944, Il Piccolo Principe

Ma effimero è anche sinonimo di fragile e precario, il che per un lago di tre milioni di metri cubi non è una bella prospettiva.


BAIA DEL BATIMETRO
Da questa minuscola baia, una spiaggetta sul ghiaccio lunga poco più di un paio di metri, è partita la missione che il 3-4 e poi ancora l’8 luglio 2002 ha avuto come scopo la misura di profondità dell’intero lago, dato fondamentale sia per il calcolo di stabilità della diga glaciale, sia per la valutazione del volume d’acqua invasato. Si è utilizzato un batimetro elettronico (dal greco bathòs, profondità, e metròs, misurazione) accoppiato con un’antenna GPS (posizionamento satellitare) in grado di evidenziare topograficamente in tempo reale i percorsi effettuati sul lago. La strumentazione è stata fornita da Enel Hydro, sotto le cure tecniche di Andrea Tamburini e Marco Belotti e la consulenza scientifica di Gianni Mortara (CNR-IRPI) e Luca Mercalli (SMI). Il supporto del Nucleo Sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Milano è stato essenziale per disponibilità di mezzi e personale competente.


ABISSO ZAPPAROLI
E’ il punto più profondo del lago che raggiunge i -57 m all’interno del ghiacciaio. 
Ettore Zapparoli (1899-1951) fu alpinista, musicista e scrittore di origine mantovana, uno degli ultimi esponenti dell’alpinismo di concezione romantica. Si dedicò con straordinaria passione all’esplorazione solitaria della parete est del Monte Rosa, dove scomparve in circostanze misteriose nell’estate del 1951. Tra i suoi scritti, Il silenzio ha le mani aperte e Profondo Blu. La sua affascinante figura ben si presta ad essere legato alle oscure profondità del lago. Per comprenderne i tratti, ecco un articolo comparso sul “Corriere della Sera” del 01.09.1951 (scritto da Dino Buzzati):

Benché io non sia mai stato là, lo vedo uscire dal rifugio Marinelli alla luce della luna e allontanarsi attraverso le rocce e poi sulla fosforescente neve, tric tric si ode il suono ritmico della sua piccozza sulle pietre, tric tric sempre più lontano e poi silenzio, soltanto la sua sottile sagoma scura tra i ghiacciai, dritta, viva, fin troppo romantica,con la eleganza rigorosa di chi parte per l'eternità. (...) Così lo vedo farsi via via più piccolo e vago nel pallore della notte. Ma a questo punto,per quanto io sforzi l'immaginazione, non riesco a vederlo scomparire. E' sempre là che manovra con la picca e, un passo dopo l'altro, si addentra nello sterminato labirinto con attaccata la sua sottile ombra sghemba rovesciata in giù lungo lo sdrucciolo. E' separato ormai senza remissione da noi, dalle calde stanze, dagli amici seduti in circolo la sera, dalle lampadine accese sui leggii dei principeschi pianoforti neri. Di là della frontiera, irraggiungibile, che non si volta neanche se noi urliamo, e mai si ferma. Eppure, per quanto egli si allontani spaventosamente, io continuo a vederlo là, solo, che lotta in mezzo ai ruderi fantomatici delle sue vitree cattedrali. E benché io non ci sia stato, vedo pure la grande parete est del Monte Rosa, suo regno,non bella nel solito senso del vocabolo, bensì congegnata in un disordine selvaggio, scena sconvolta di sfatte rupi, tragiche macerie di ghiacci scaraventate giù, canali fradici che si intersecano tra massi pencolanti, disgregazione delle cose, dove egli tuttavia scorgeva le architetture della sua poesia, navate, cripte, pilastri, statue di moloc, giardini pensili, nicchie, colombari, cortiletti, capriate, cupole, zampe di leone, scalee, veneri bianche addormentate. Ma dovrebbe esserci qui lui a spiegarcelo, con i suoi stupefacenti paragoni. Un uomo di ormai cinquanta anni se ne va incontro alla sorte, senza compagni, senza che nessuno lo sappia, come un ragazzo che fugga da casa. (...) Un uomo di cinquanta anni che comincia a sentire il peso della vita esce dunque di notte da rifugio, e va incontro all'avventura. Sotto la grande luna, la parete grandeggia fra trasognate risonanze di crolli lontani. L'artista sfortunato e stanco torna all'unica creatura che, dopo il padre e la madre, sia stata buona con lui.(...) Sebbene a dirlo sembri infame, io mi domando se la grande parete non sia stata buona veramente. "Zapparoli, Zapparoli!" noi gridiamo, facendo portavoce nelle mani, ai ghiacciai che non rispondono; "Zapparoli, perché non torni?" Ma in fondo, non siamo degli ipocriti? Che avremmo da offrirgli se tornasse? Così invece egli è rimasto intatto, preservato nella sua sagoma di arcangelo, tratto via in una specie di trionfo, mentre il vento, le pietre, le nevi, le acque, i ghiacci suonano le sinfonie ch'egli avrebbe voluto scrivere. E io lo vedo ancora là, che manovra con la picca, tremendamente sprovveduto e solo, piccolissimo, un bambino, nell'immensità misteriosa del santuario.
“Mai come sopra le vette ci si sente in comunione con le forze originarie del creato – scrive Zapparoli – Si partecipa a una realtà più prossima ai misteri cosmici, alla sede della luce, alle cose incorruttibili (…) E le immagini che rechiamo con noi al ritorno dai regni inesplorati, dopo, nella comune vita, paiono trafugate dal sogno”.


FIORDO MARINELLI 
Le acque dell’Effimero si inoltrano verso la morena laterale sinistra del Belvedere occupando alcune profonde insenature tra i ghiacci. Ciò contribuisce a indebolire la parte più stretta dello sbarramento glaciale che contiene il lago in sinistra idrografica. E’ in questo punto che sono dunque concentrate le maggiori attenzioni volte ad evitare una jokulhlaup. Al di là del rischio, questo luogo costituisce un ambiente di grande suggestione e severità. La figura di Damiano Marinelli (1843-1881), alpinista ed esploratore toscano, è già legata alla morfologia del versante ossolano del Monte Rosa: gli sono dedicati uno scosceso canalone, una cresta e un rifugio proprio qui, sulla parete est, dove perì travolto da una valanga.


ISTMO JOKULHLAUP
E’ la zona più debole del lago Effimero, un istmo di ghiaccio a valle del Canalone Marinelli, non più largo di un centinaio di metri, profondamente inciso da crepacci trasversali, in parte già invasi dalle acque. Qui è verosimile che, in mancanza di interventi di riduzione del livello, si possa produrre una frattura o un sollevamento della massa glaciale per galleggiamento, con conseguente rilascio immediato di buona parte del volume d’acqua del lago, tale da indurre un fenomeno di piena a valle, noto in glaciologia con il termine islandese jokulhlaup (si legge più o meno “iokuloip”).
Dato il dislivello tra il lago e Macugnaga, pari a circa 800 m, e la presenza di ampie zone moreniche, costituite da materiale detritico sciolto e scarsamente consolidato, è ragionevole ipotizzare che la massa d’acqua eventualmente fuoriuscita dal lago assuma in carico grandi quantità di detriti, trasformandosi in debris-flow o lahar (termine indonesiano che definisce le colate detritiche generate da svasi repentini di laghi vulcanici, estese anche agli analoghi fenomeni di origine fluvioglaciale). Tali colate detritiche, in virtù dell’elevata densità, ben superiore a quella della sola acqua, assumono un dirompente potere distruttivo, in grado di diroccare edifici, ponti, spostare veicoli delle dimensioni di una locomotiva e depositare strati di sedimenti spessi anche decine di metri. Per questo l’allarme e l’impegno profuso nella messa in sicurezza del lago è ampiamente giustificato.


CONOIDE DELLE VARVE
Nei sedimenti in fondo al lago l’alternanza di depositi di silt (limo e sabbie di granulometria medio fine) che avviene durante la stagione estiva a causa del maggiore afflusso di acqua di fusione, e di sottili argille (a granulometria finissima) frutto della deposizione invernale in acque tranquille, costituiscono sedimentazioni stratificate stagionali, denominate “varve”, leggibili più o meno come gli anelli di un albero.


RIO DEL SILT
Convoglia le acque di fusione della parete est del Monte Rosa, ricche di sottili sabbie (silt) frutto dell’esarazione del ghiaccio sulle rocce; questi fini detriti in sospensione, diluendosi nelle acque del lago, vi conferiscono il tipico colore verdastro.


RIVA DELLA LAPIDAZIONE
E’ frequentemente battuta dalla scariche di blocchi di roccia e ghiaccio provenienti dalla parete est del Monte Rosa e dal Canalone Marinelli. Il fenomeno si è notevolmente intensificato negli ultimi due anni, probabilmente a causa dell’aumento delle temperature che ha modificato il delicato assetto ambientale della parete.


BAIA DEGLI ICEBERG
Le sue acque sono cosparse di grossi blocchi di nevato che si staccano dall’accumulo della Valanga Tre Amici. Un paesaggio degno dei mari polari. Qui un Vigile del Fuoco del Nucleo Sommozzatori di Milano tenta di evitare "l'effetto Titanic".


VALANGA DEI TRE AMICI
Precipita con ricorrenza dal versante settentrionale della Punta Tre Amici (3780 m); il suo imponente cono di accumulo raggiunge la sponda meridionale del lago permanendo fino a estate inoltrata e contribuendo all’apporto di acque di fusione nel lago.


BAIA DEL PON-TIKI
Prende il nome dal pontone galleggiante così battezzato dalle squadre dei tecnici che lo hanno posato, a cui è stata ancorata la prima idrovora per lo svuotamento controllato del lago.

Le prime idrovore gettano le acque del Lago Effimero verso il torrente Anza. La prima pompa ha una portata di 300 l/s. A regime le 6 pompe asportano dal lago quasi 2000 l/s . 

l potente elicottero da carico  Erickson posa un secondo pontile, a supporto delle ulteriori idrovore che saranno installate il giorno successivo.


Articoli sul fenomeno in atto
Il ghiacciaio del Belvedere ed il Lago Effimero
Correttezza ed onestà: anche nella scienza sarebbero benvenute
Le foto dell'emergenza al ghiacciaio del Belvedere
Mappa del Lago Effimero
Il progetto Glaciorisk

Articoli correlati:
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Il lago sul ghiacciaio del Rocciamelone
Il ghiacciaio della Croce Rossa

Siti sul fenomeno dello jokulhaup:
Progetto Glaciorisk, sito islandese 
Il lago epiglaciale Tsho Rolpa, in Nepal
Inventario dei ghiacciai e dei laghi epiglaciali in Nepal
Inventario dei ghiacciai e dei laghi epiglaciali in Buthan

Per conoscere i ghiacciai:
Poster "Ghiacciai: forme e variazioni"
Guida ai ghiacciai ed alla glaciologia

Siti sui ghiacciai
CGI - Comitato Glaciologico Italiano
Glaciologia all'Università di Milano
Elenco di siti su neve e ghiacciai

Siti correlati con l'emergenza
Vigili del Fuoco - Notiziario 24h
Protezione Civile
Esercito Italiano
CNR Irpi Torino
Erickson Air Crane

 


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