GLACIOLOGIA
IL LAGO NATO TRA LE NUVOLE
Spunta un nuovo bacino epiglaciale sotto il Rocciamelone (TO)
Da "La Repubblica" ediz. Torino, di Luca Mercalli

TORINO, 2 settembre 2001 - Di tanto in tanto le carte geografiche devono essere aggiornate. Nuove case, nuove strade, nuove grandi opere, meno campi. Fortunatamente anche l'ambiente naturale talvolta dice la sua, ora una frana, ora un nuovo alveo fluviale. Questa volta si tratta di un nuovo lago, al confine tra Italia e Francia, vicino alla frequentata vetta del Rocciamelone. 


Il ghiacciaio del Rocciamelone si trova sul versante ovest del Rocciamelone, 3538 m, sul confine tra l'Italia e la Francia, vicino al valico del Moncenisio (TO)

È nato in sordina verso il 1985, poco più di una pozza, e poi si è ingrandito sempre più per via di queste estati così calde. Il caldo, che di solito i laghi li prosciuga, ha qui un ruolo del tutto opposto, in quanto il lago s'è formato per la fusione del ghiacciaio del Rocciamelone, a quota 3200 metri. 

    
Prima fase dello sviluppo del lago nel 1985 (a sinistra) e la situazione nel settembre del 2000 (a destra). Vista dalla vetta del Rocciamelone, 3538 m .

Da qualche anno sono in molti ad averlo notato da lontano, ma le sue reali dimensioni sono state valutate solo il 21 agosto 2001 da un gruppo di tecnici del CNR-IRPI di Torino, della Società Meteorologica Italiana e dell'Enel Hydro di Bergamo accompagnati da una troupe della TV svizzera che ha filmato le operazioni. 

A soli 60 chilometri da una Torino immersa nell'afa, il paesaggio prendeva le sembianze della Groenlandia: un vasto specchio d'acqua blu, a forma di pesce, percorso da grandi iceberg sfavillanti al sole. 


Il lago parzialmente invaso da iceberg (21.08.2001)
Sullo sfondo la vetta del Rocciamelone, 3538 m

La riva nord interamente delimitata dal ghiacciaio, quella sud sbarrata dalla cresta rocciosa che divalla ripidissima su Novalesa. Lì in quella cavità il lago cresce lentamente, rosicchiando il ghiaccio con il calore che il sole fornisce da giugno a settembre. È tutto in territorio francese, ma l'acqua che dovrebbe scorrere verso il Rodano ha trovato un piccolo intaglio nella cresta rocciosa e defluisce nel modesto rio Claretto, finendo poi nella Dora Riparia.


Lo sfioratore naturale verso l'Italia, a 3200 m (21.08.2001)

C'è voluto un po' di tempo per abituare gli occhi a questa visione, per rendersi conto delle grandiose dimensioni dell'orizzonte. E lo stupore è stato notevole quando ai calcoli sottostimati fatti a tavolino si sono sostituite le misure effettive: 600 metri di lunghezza e quasi 50 di larghezza. 

Per avere un'idea della profondità si è usato un ecoscandaglio elettronico, imbarcato su una zattera di polistirolo guidata con lunghe corde dalle sponde, una procedura che non ha molti precedenti nelle Alpi. E non è stato facile: «Prima del passaggio dello strumento abbiamo dovuto rompere una sottile crosta di ghiaccio notturno gettando delle pietre, poi la navigazione è stata complicata dagli iceberg e si è anche avuto un ribaltamento che fortunatamente non ha compromesso il funzionamento degli apparecchi», precisa Gianni Mortara, geologo del CNR. Ci sono volute quattro ore di lavoro, ma poi sul display sono comparsi i primi dati e altre sorprese: la profondità del lago raggiunge una ventina di metri, quasi come un palazzo di sei piani. 


Rilevazione della profondità del lago mediante un sonar montato su una zattera di polistirolo. Notate le dimensioni della persona (quadratino) per avere un'idea della scala (21.08.2001)

Tutto ciò solo per aggiornare le carte? No, c'è dell'altro. Secondo le prime stime, in quel lago ci sono almeno 200.000 metri cubi d'acqua, una quantità di tutto rispetto trattenuta da una parte da un'effimera diga di ghiaccio, dall'altra da una cresta rocciosa molto fratturata. 

Un bel problema se si liberasse improvvisamente per via di qualche cedimento. Per questo motivo il neolago del Rocciamelone rientra a pieno titolo nel progetto europeo di sorveglianza dei rischi glaciali «Glaciorisk», attivato da pochi mesi dai glaciologi di tutte le Alpi e della Scandinavia. Il 6 settembre è stata condotta una nuova ispezione  in loco da parte del CEMAGREF di Grenoble e dell'RTM di Chambéry, al fine di valutare possibili scenari di intervento per ridurre il rischio. 

Si tratta di un concreto esempio di collaborazione internazionale su un problema idrogeologico condiviso anche sul terreno: da un lato il comune italiano di Novalesa, con la sua millenaria abbazia, dall' altro quello di Bessans, più noto per le piste di fondo e la cultura alpina dei «diavoli». O di qui o di là, l'acqua farebbe infatti danno, e non mancano esempi di svuotamenti improvvisi causati da volumi d'acqua dello stesso ordine di grandezza, il più funesto fu quello del Ghiacciaio di Tête Rousse, sul versante francese del Bianco, che il 12 luglio del 1892 travolse le terme di St. Gervais mietendo 175 vite. 

Per ora il lago del Rocciamelone è un placido specchio d'acqua d'alta quota, e sembra volerci lasciare il tempo e la calma di affrontare il rito della prevenzione. 
Un'antica leggenda di Usseglio vuole che le anime dei morti finiscano sotto il ghiacciaio del Rocciamelone ad espiare le loro pene munite di uno spillo, con il quale grattano lentamente il ghiaccio per guadagnare l'ascesa ai cieli. 

La storia nacque in epoche dal clima assai più freddo, così oltre allo spillo nessuno si curò di fornir loro anche una muta da subacquei, giacché il lago non esisteva. Il recente assottigliamento del ghiacciaio rende più breve la gelida permanenza dei morti, ma è motivo di nuove preoccupazioni per i vivi. Qualcuno già pensava male quando una settimana fa ha visto uno del nostro gruppo che scendeva dal Rocciamelone con una bianca lapide marmorea sulle spalle. Ma poi, accortosi che era la zattera di polistirolo ha tirato un respiro di sollievo. Del resto, a quota 3200 l'aria artica di questi giorni ha fatto crollare la temperatura a meno tre, e per quest'anno, il lago ha smesso di crescere. 

 

 
CNR IRPI 
Torino

Enel Hydro - Bergamo

Società Meteorologica Italiana





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