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TRA SUV E TAV CI PERDIAMO IL
SOL
Riflessioni sul rapace uso del suolo e dell’energia e le conseguenze
irreversibili sul clima e sul territorio
Luca
Mercalli,
SMI redazione Nimbus -
8 giugno
2004
Pagina
di inizio |
CAPITOLO 4
I SUV: un affronto alla limitatezza del mondo fisico |
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Gli stolti sono sempre esistiti.
Il problema è che un tempo al massimo avevano un cavallo, oggi ne
possono avere seicento. |
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La moda dei SUV (Sport Utility Vehicles, negli USA si pronuncia “es-iu-vi”)
sta prepotentemente affermandosi anche in Italia.
Già diffusi negli USA da molti anni sono noti per essere autovetture
gigantesche, pesanti, voraci di energia e soprattutto specchio di un
atteggiamento in genere arrogante e aggressivo verso il prossimo e
l’ambiente (spesso hanno i vetri oscurati, un ulteriore elemento di
prevaricazione: “io ti vedo e ti schiaccio, ma tu non puoi vedere
me…”).
Essi non hanno nulla a che vedere con le vere e più spartane auto
fuoristrada utili a chi lavora su terreni accidentati: si tratta
invece di auto di gran lusso, il più delle volte sempre lucide e che
non vedranno mai uno schizzo di fango o l’ammaccatura di un sassetto
(ci mancherebbe, con quello che costano!), usate semmai per salire sui
marciapiedi di città e pavoneggiarsi davanti a bar e discoteche.
In genere pesano 2,5 tonnellate (oltre il doppio di un’auto normale),
sono più lunghi e più larghi, occupano quindi più spazio richiedendo
parcheggi e strade più grandi. Consumano circa il doppio di
un’utilitaria. Vediamo alcune caratteristiche a confronto: |
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Porsche Cayenne (nella versione
turbo costa 104.000 Euro!)
Lunghezza 4,78 m
Larghezza 1,92 m
Superficie occupata 9,18 m2 (il 27 % in più rispetto a un Citroen
Berlingo, il 51% in più rispetto a una Fiat Punto)
Peso 2400 kg
Potenza 450 CV (331 kW), pari a 3310 uomini (1 uomo = 100 W)
(la versione GEMBALLA GT600 AERO 3 Exclusive Black Edition monta
un propulsore da 600 CV, è un vero mostro tutto nero con interni
in pelle e Alcantara, impianto multimediale con monitor da 8
pollici e DVD changer, 12 altoparlanti e tappetini firmati… altro
che fango!)
Consumo medio: 6 km/litro (urbano 4,5 km/l) |
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BMW X5 benzina
Lunghezza 467 cm
Larghezza 187 cm
Superficie occupata 8,7 m2
Potenza 360 CV (265 kW), pari a 2650 uomini
Peso 2700 kg
Consumo medio: 7 km/litro |
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Fiat Punto 1.2 benzina
Lunghezza 376 cm
Larghezza 162 cm
Superficie occupata 6,09 m2
Potenza 60 CV (44 kW), pari a 440 uomini
Peso 875 kg
Consumo medio:17,5 km/litro (urbano 13,7 km/l) |
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Citroen Berlingo 1.4 benzina
Lunghezza 411 cm
Larghezza 172 cm
Superficie occupata 7,07 m2
Potenza 75 CV (55 kW), pari a 550 uomini
Peso 1130 kg
Consumo medio: 13,3 km/litro (urbano 10,3 km/l) |
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I circa 35 milioni di autovetture circolanti in Italia, se fossero
tutte come una Punto occuperebbero una superficie di 213 km2 e messe
in fila sarebbero lunghe 131.600 km, se fossero tutte Porsche Cayenne
occuperebbero ben 321 km2, il 51% in più, e messe in fila sarebbero
lunghe 167.300 km, ben 35.700 km in più!
Ogni autovettura è una sorgente di CO2 e di altri composti tossici per
la salute umana.
Un litro di benzina causa l’emissione di 2.4 kg di CO2, un litro di
gasolio ne libera 2.7 kg.
Però l’automobile è anche una grande opportunità di cui l’uomo moderno
dispone per spostarsi rapidamente e senza fatica. Siamo fortunati, ma
non abusiamo di questo privilegio. Un’auto dovrebbe servire per
trasportarci da un punto A a un punto B, non a colmare le lacune
psicologiche dell’individuo.
Per un percorso di 15.000 km/anno i consumi di benzina e le emissioni
di queste due auto sono:
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Auto |
Consumo (km/l) |
Consumo annuale |
Emissioni CO2
annuali |
FIAT Punto |
17,5 km/litro |
857 litri |
2057 kg CO2 |
Porsche Cayenne |
6 km/litro |
2500 litri |
6000 kg CO2 |
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Il tasso di crescita della CO2 in atmosfera è in aumento: negli ultimi
10 anni era attestato a 1,8 ppmv (parti per milione in volume)
all’anno, mentre nel 2003-2004 ha preso a salire a un tasso di 3 ppmv/anno.
Attualmente la concentrazione in atmosfera ha raggiunto le 380 ppmv,
il 36% in più rispetto a 150 anni fa. |
Il ruolo negativo della pubblicità |
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Adesso li premeva il modo turistico di godere la vita, modo milanese e
provvisorio, lì sulla stretta Aurelia stipata di macchine scappottate
e roulottes.
Italo Calvino, La speculazione edilizia, 1957 |
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Un tempo la pubblicità proponeva prodotti, magnificando questa o
quella caratteristica, oppure il prezzo migliore o l’efficacia
dell’uso. Oggi la pubblicità propone modelli di vita. Sbagliati.
Esalta sempre di più l’assenza di limiti (il che è in contrasto con la
realtà del mondo fisico), spinge verso standard di vita inaccettabili,
dove il superfluo, l’eccessivo, il trasgressivo sono diventati gli
unici elementi di distinzione e di emulazione. Si tratta di un vero e
proprio bombardamento psicologico che trasforma il comportamento
dell’uomo, facendo leva sulle sue debolezze. Crea danni ambientali ma
soprattutto danni sociali, esacerbando i conflitti, spingendo al
massimo alla competizione, devastando i rapporti umani in nome di
simboli inanimati e costosi. La ricerca del simbolo (per esempio un
potente SUV!) come elemento di affermazione di sé diventa allora
prioritaria, su di essa viene impostato un intero stile di vita che
talora sfocia anche nell’illegalità per procurarsi risorse economiche
al di sopra delle reali possibilità personali. Traguardi effimeri, che
una volta raggiunti, lasciano insoddisfatti e annientano la
spiritualità dell’essere umano.
Dopo la crisi petrolifera degli anni 1970, i bassi consumi erano
diventati un elemento distintivo delle nuove auto e figuravano a
chiare lettere nelle campagne pubblicitarie: un elemento in grado di
innescare processi virtuosi. Non è servito a nulla. Tornata l’Età
dell’abbondanza petrolifera, come spiega in maniera ineccepibile il
fisico Luigi Sertorio, oggi nessuna casa automobilistica si sogna di
costruire una campagna pubblicitaria di una nuova auto sui dati di
risparmio energetico, anzi, sono cose da poveracci che si scrivono in
carattere piccolo sul libretto di istruzioni, ma non servono per far
presa sull’immaginario. Di persone deboli, abituate solo più a reagire
alle sirene del lusso, della velocità, del consumo folle e illimitato.
Questa perversa spirale è perfettamente descritta da Mauro Bonaiuti
(2003) nell’introduzione all’opera di N. Georgescu-Roegen
“Bioeconomia”:
La paura della morte e la rottura di un rapporto armonico con Dio e
con l’universo (la natura e gli animali innanzitutto) sono alla base
dell’angoscia che caratterizza la condizione della civiltà moderna.
Per superare tale condizione di angoscia l’essere umano ricorre a vari
stratagemmi che assolvono al compito fondamentale di restituirgli
un’immagine di sicurezza e autostima. Si comprende, in questa
prospettiva, come il rifugiarsi nelle cose, il continuo aumento dei
consumi, rispondano a tali bisogni. […] Il marchio deve incarnare uno
stile di vita. Un’esperienza che consoli l’individuo e lenisca
l’angoscia del vivere. Va da sé che da questo punto di vista il
consumatore non è realmente mai sazio, poiché entro breve si ritroverà
nella medesima condizione di prima e quindi avrà nuovamente bisogno di
ricorrere a una nuova esperienza di consumo. […] Gli alti redditi
associati a posizioni sociali di successo troveranno generalmente
sbocco in nuovi consumi (se non altro per rendere riconoscibile il
proprio status sociale) alimentando il circolo vizioso dei consumi.
[…] Inutile dire che, a dispetto delle nostre angosce e dei nostri
bisogni di differenziazione sociale, ogni aumento nel consumo di
materia o energia accresce l’entropia del sistema e sancisce una
possibilità in meno per il futuro. |
Vergognarsi di possedere un SUV?
Si sarà fatto un gran passo avanti sul piano ambientale e sociale
quando, invece di vantarsi, ci si vergognerà di possedere e guidare un
SUV. Negli USA questa presa di coscienza è già in atto, come
dimostrano molti siti web di associazioni contrarie all’uso
sconsiderato di questi mostri, detti “Roadhogs”:
Welcome
to the original SUV satire page on the web!
I'm
changing the climate
The
SUV info link
Ci sarebbero tante altre cose più belle e importanti di cui andare
fieri che non il possesso di una grande e potente autovettura mossa
peraltro dai muscoli del petrolio e non da quelli del guidatore…
Sono macchine che, paragonate alla catena alimentare, si comportano
come predatori, la loro stessa forma assomiglia a uno squalo con le
fauci pronte a ingoiare chiunque gli si pari innanzi, un messaggio di
aggressività che non giova all’umana convivenza: “Ho comprato un
fuoristrada perché così è più sicuro, se ho un incidente… muore
l’altro!”
Nicholas Georgescu Roegen, grande economista rumeno-americano
(1906-1994) compilò nel 1975 il suo “Programma bioeconomico minimale”
in 8 punti. Il quinto punto recita:
Dobbiamo curarci dalla passione morbosa per i congegni stravaganti,
splendidamente illustrata da un oggetto contraddittorio come l’automobilina
per il golf, e per splendori pachidermici come le automobili che non
entrano nel garage. Se ci riusciremo, i costruttori smetteranno di
produrre simili “beni”.
Il dilagare di questi e altri “congegni stravaganti” è l’indice di
come invece di avvicinarsi a quel modello di risparmio nell’uso
dell’energia che sarebbe opportuno per ridurre le emissioni a effetto
serra e comunque razionale in se stesso, l’italiano medio sta
inseguendo tutt’altro deplorevole modello prigioniero di una sorta di
delirio d’onnipotenza.
Se poi assurde norme fiscali favoriscono l’acquisto di auto di lusso
invece che l’applicazione di semplici pratiche di risparmio
energetico, la frittata è fatta. |
capitolo prima |
capitolo dopo
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Indice capitoli:
Introduzione
- Importanza del suolo per la vita: il primo e ultimo anello della
catena alimentare
- Operazione “Assalto al suolo”: missione compiuta. Il centro
commerciale “La Certosa” di Collegno (TO)
- Linee ferroviarie ad alta velocità: un inutile atto d’arroganza
tecnologica
- I SUV:
un affronto alla limitatezza del mondo fisico
- L'importanza di un nuovo paradigma
- Bibliografia
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