MILANO SOTT'ACQUA? DIVULGAZIONE SCIENTIFICA POCO CORRETTA...
Redazione
Nimbus
5 Ott 2003 - Il grande fisico Richard P. Feynman
(1918-1988), premio Nobel 1965, ci ricorda che cos’è
l’integrità scientifica: “ Un principio del pensiero
scientifico che richiede una totale onestà, una disponibilità totale.
(…) Parlo di un’integrità ulteriore, specifica; parlo del non mentire,
anzi del farsi in quattro per dimostrare dove forse si è sbagliato: ciò
fa parte dell’agire scientifico. E questa è la vostra responsabilità di
scienziati, sia nei confronti dei colleghi, sia verso tutti gli altri”.
Questo sacrosanto principio è venuto meno in un popolare
programma televisivo di divulgazione su temi ambientali trasmesso nella
serata di sabato 4 ottobre 2003, nel quale si affermava, con tanto di
simulazione grafica, che Milano alla fine del 2100 avrebbe potuto essere
sommersa per via dell’aumento del livello dei mari indotto dal
riscaldamento globale.
Senza nulla togliere al grave e
motivato problema dell’aumento termico planetario, è però falso
dipingere scenari assolutamente irreali. Infatti Milano è posta a
un’altitudine di circa 120 m sul livello attuale del mare e la stima di
aumento di livello oceanico nel caso di completa fusione dei ghiacci
della Groenlandia e soprattutto dell’Antartide è valutato al massimo in
circa 70 m. Quindi le acque potrebbero giungere poco a monte di Piacenza
che è a quota 61 m, ma mai a Milano, che avrebbe almeno una cinquantina
di metri di franco di sicurezza. C’è da aggiungere che l’ipotesi di
totale fusione della calotta antartica è inverosimile, a maggior ragione
entro il breve orizzonte temporale dell’anno 2100. L’Antartide ha
infatti una superficie di circa 14 milioni di km2 (una volta e mezza
l’Europa), uno spessore medio del ghiaccio di 2400 m e massimo di oltre
3600 m con temperature medie annue, nella parte centrale, ci circa
-50°C. Per liquefarlo completamente ci sarebbe bisogno di una
catastrofe climatica di proporzioni inimmaginabili, che al di là
dell’aumento di livello degli oceani, stravolgerebbe completamente
l’equilibrio atmosferico globale e la circolazione degli oceani. In tali
condizioni l’umanità avrebbe tali e tante difficoltà da superare che
forse quella di vedere via Montenapoleone allagata sarebbe ancora la
meno rilevante…
Molto più concrete e realistiche
sono invece le stime proposte dall’autorevole IPCC (Intergovernmental
Panel on Climate Change), che entro il 2100 suggerisce, con un margine
accettabile di probabilità, un aumento del livello marino di circa 65 cm
(0,65 m). Il modesto valore, se confrontato con i 70 m potenzialmente
disponibili, non è certo meno preoccupante delle inverosimili strade
milanesi trasformate in canali, in quanto metterebbe comunque a
repentaglio oltre a Venezia, una buona parte delle nostre spiagge,
alcune pianure costiere, e causerebbe la salinizzazione delle falde di
acqua dolce in prossimità del mare. Per tacere di tutti gli altri luoghi
della Terra densamente popolati e posti a pochi metri di elevazione
sulle acque.
Il problema sta nel fare corretta
informazione. La scienza climatica, per la sua straordinaria
complessità, ha già un bel po’ di grattacapi fisici da risolvere, causa
di ampi margini di incertezza che il metodo scientifico cerca comunque
di valutare e dichiarare apertamente. Diffondere notizie forzatamente
spettacolari che sbagliano di ben due ordini di grandezza rispetto alle
stime più probabili consentite dallo stato delle attuali conoscenze, non
rende buoni servizi né agli scienziati, né alla lenta e difficile opera
di diffusione di una consapevolezza matura verso i problemi ambientali
cui andiamo incontro. Aggiunge infatti Feynman: “non si deve nemmeno
tentar di ingannare i non scienziati, quando si parla da scienziato”.
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