Questo rapporto, presentato al convegno "Météorologie et Medias" in
occasione delle Huitièmes Entretiens du Centre J. Cartier -
Lyon, Francia 5-8.12.1995, benché ormai datato è sempre purtroppo
attuale nella sostanza.
Meteorologia e comunicazione in
Italia
Luca Mercalli, Società Meteorologica Subalpina,
Torino
1. La meteorologia italiana: un
passato esemplare, un presente confuso
Aprite un qualsiasi libro di storia della meteorologia e
troverete la memoria delle fondamentali invenzioni che hanno trasformato lo studio
dell'atmosfera da semplice descrizione a scienza quantitativa: sono in gran parte
italiane, come il barometro di Torricelli (1643), gli anemometri di Leonardo da Vinci, il
termometro di Galileo (1593-97), perfezionato dal granduca di Toscana Ferdinando II
(1641), inventore dell'igrometro a condensazione. Nel '700 nascono osservatori
meteorologici di grande prestigio: Roma, Padova, Milano, Torino, Parma, ma è dopo il 1861
che la scienza meteorologica italiana trova la propria identità nazionale, con
l'istituzione del Regio Ufficio Centrale di Meteorologia-UCM (Roma, 1876), organo del
Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste in stretto contatto con realtà culturali e
operative private; la diffusione dell'informazione è molto attiva, se confrontata con i
mezzi dell'epoca: Bollettino Meteorico giornaliero, Rivista
meteorico-agraria. Alla fine
del secolo l'Italia ha una propria Società Meteorologica (Torino, 1881) che diffonde un
prestigioso e ricco Bullettino Mensile (fondato da padre F. Denza nel 1865) e gestisce una
rete di oltre 250 osservatori privati.
Nel 1902 l'UCM istituisce un "Servizio
Aerologico", che, in accordo con le proposte dell'Organizzazione Meteorologica
Internazionale, apre la strada alle osservazioni del profilo verticale dell'atmosfera,
necessarie allo sviluppo delle prime previsioni meteorologiche: nasce così la
"Sezione Presagi". Nel 1913, la fondazione del Servizio Idrografico Italiano,
nell'ambito del Ministero dei Lavori Pubblici, introduce una prima divisione tra le reti
di osservazione. Ai circa 150 osservatori dell'Ufficio Centrale si aggiungono oltre 4000
stazioni termopluviometriche, i cui dati giornalieri vengono regolarmente pubblicati.
L'efficienza e la qualità del Servizio Idrografico Italiano sono ammirate e riconosciute
in tutto il mondo. Dopo la prima guerra mondiale, nel 1925, il Commissariato per
l'Aeronautica si attribusce tutti i compiti riguardanti la previsione, sancendo così il
passaggio della meteorologia operativa in ambito militare. La crisi di identità
dell'Ufficio Centrale porta nel 1941, a dirigere gli sforzi dell'ente verso le necessità
dell'agricoltura, al punto che la denominazione viene cambiata in Regio Ufficio Centrale
di meteorologia e di ecologia agraria (UCMEA). Dopo la seconda guerra mondiale il
prestigioso Ufficio era ormai relegato ad una funzione di secondo piano, limitato alla
raccolta ed all'elaborazione di dati; il termine "Meteorologia" scompare dalla
denominazione, che è oggi ridotta a Ufficio Centrale di Ecologia Agraria
(UCEA), la cui
funzione è particolarmente rivolta all'agrometeorologia. Il Servizio Idrografico, dopo il
1960 ha iniziato una fase di declino che lo ha portato attualmente in una profonda crisi
al limite della funzionalità minima.
Nel 1980 la meteorologia italiana si può considerare
giunta al suo punto più basso: i due grandi servizi storici, l'Ufficio Centrale di
Meteorologia ed il Servizio Idrografico, privi di motivazioni, di mezzi e di personale,
sull'orlo della disfatta, e il Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare (AM), che,
benché rappresentante italiano nell'ambito dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale, è
occupato a soddisfare le sole necessità del traffico aereo senza curarsi della domanda
della società civile in continua crescita.
2.La produzione dell'informazione meteo nel 1995:
un'anomalia fra i paesi occidentali
Dopo il 1980, la mancanza di riferimenti sicuri nel settore
meteo, vista la scarsa disponibilità del prodotto dell'Aeronautica Militare, ha portato
alla creazione di una nuova offerta, sia pubblica sia privata, nata tuttavia in modo
estremamente disordinato e senza un quadro legislativo di regolamentazione. La Regione
Emilia Romagna si pone all'avanguardia di questo nuovo corso, con la creazione del primo
servizio meteorologico a scala regionale (1981), inizialmente rivolto al settore agricolo,
in seguito esteso a tutte le espressioni della meteorologia civile. Oggi il Servizio
Meteorologico Regionale dell'Emilia Romagna occupa una posizione di elevato livello nella
meteorologia nazionale, sia per la dotazione di mezzi e personale sia per la qualità
dell'informazione prodotta. Esso dispone di un proprio modello di previsione meteo a
mesoscala basato sulla post-elaborazione delle informazioni ECMWF. Il decennio 1980-90
vede moltiplicarsi le iniziative locali: la Regione Veneto si concentra inizialmente sulla
meteorologia alpina per la previsione delle valanghe e successivamente estende l'attività
all'agrometeorologia, il Friuli Venezia Giulia si concentra sullo studio operativo della
grandine, la Lombardia sull'agrometeorologia. In Piemonte vengono costituite due reti di
osservazione regionali, una in teletrasmissione per scopi idrogeologici e di protezione
civile (120 stazioni), l'altra agrometeorologica (400 stazioni). In Valle d'Aosta la
meteorologia è un affare trattato nell'ambito dell'aeroporto regionale, in Liguria tra il
1994 e il 1995 nascono contemporaneamente due servizi meteorologici regionali, uno
privato, uno pubblico, ovviamente in posizione di antagonismo. Altri centri
agrometeorologici sorgono in Toscana, in Umbria, in Abruzzo, in Campania, in Sardegna. Tra
il 1990 e il 1992 anche l'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica (ENEL) sviluppa un
proprio servizio di previsione meteorologica basato su un modello a
mesoscala. Le
previsioni vengono inizialmente prodotte per motivi di sicurezza e di gestione degli
impianti, soprattutto in area alpina, ma in seguito vengono commercializzate per via
telematica attraverso una società del gruppo (ISMES). Infine, anche il Ministero
dell'Agricoltura, attraverso il Sistema Informativo Agricolo Nazionale ha rivalutato il
ruolo dell'antico Ufficio Centrale di Ecologia Agraria con la realizzazione della Rete
Agrometeorologica Nazionale, nell'ambito della quale è stato sviluppato un nuovo modello
di previsione a mesoscala, il DALAM (Data Assimilation Limited Area Model), sempre basato
sui dati dell'ECMWF. E non è finita: esiste una moltitudine di altri enti, pubblici
(Università, Istituti di Ricerca) e privati che acquisisce informazione meteorologica da
fonti diverse, la confeziona e la rivende ad altri enti pubblici o privati.
La caratteristica comune di questo caotico panorama è la
scarsa o inesistente collaborazione tra i singoli soggetti. Anche quando si tratta di enti
di Stato i progetti sono sviluppati in modo indipendente, con enorme spreco di risorse
finanziarie e umane. Si pensi al costo ed alla complessità organizzativa necessari allo
sviluppo di un modello previsionale a mesoscala: in Italia ne esistono almeno 4 ma nessuno
è soddisfatto dei risultati, ad iniziare da quello dell'Aeronautica Militare, l'unico a
carattere nazionale e ufficiale.
3. La diffusione dell'informazione meteo: un forte
rumore di fondo
La frammentazione degli organismi preposti alla
elaborazione della previsione, la scarsa credibilità di molti, la mancanza di un vero
leader, rendono quanto mai difficoltoso il trasferimento dell'informazione dall'ambiente
tecnico al grande pubblico.
3.1 I giornali
I giornali nazionali pubblicano frequentemente i dati
provenienti dall'Aronautica Militare diffusi in sintetici bollettini dalle agenzie di
stampa, ma la risoluzione spazio-temporale è sempre carente. In qualche caso sono
pubblicate le più affidabili previsioni dei Servizi Regionali, ma solo dove esistono
(Emilia Romagna, ad esempio). Grandi quotidiani nazionali si affidano a consulenti esterni
che rielaborano e presentano in forma più comprensibile i dati dellA.M.,
corredandoli di cartine con la situazione barica al suolo e la simbologia del tempo
previsto. Molto spesso i piccoli quotidiani locali copiano dai più grandi oppure si
avvalgono delle fonti più diverse, talora di dubbia attendibilità.
3.2. La televisione
La televisione è certamente il mezzo più efficace e
seguìto per la diffusione delle previsioni meteo. Solo RAI 1 e RAI 2 mantengono rubriche
presentate da personale competente e direttamente inserito nel Servizio Meteo
dell'Aeronautica, in qualche caso, soprattutto su alcuni programmi di RAI 2, lo spazio
meteo è illustrato da personale in divisa militare, una singolarità che pur attribuendo
fascino e credibilità allinformazione, spesso è condotta in maniera scarsamente
comprensibile al pubblico. La qualità della rubrica serale di RAI 1 è senza dubbio la
migliore, poiché unisce allinformazione discorsiva anche un commento della
situazione barica. Su entrambe le reti viene inoltre diffusa lanimazione delle
immagini METEOSAT della giornata.
Più carente linformazione fornita dalle reti
regionali di RAI 3: la scala territoriale più limitata non corrisponde infatti ad un
maggior dettaglio nella previsione: sullo sfondo di una cartografia regionale vengono
infatti riportati simboli meteorologici che non hanno riscontro sulla reale
topoclimatologia del territorio, in quanto nascono da modelli previsionali (in genere
sempre di fonte AM) che non dispongono della necessaria risoluzione spaziale. In questo
caso lutente ha una visione distorta della previsione, che crede effettivamente
differenziata sulle varie località dove viene applicata una nuvola piuttosto che il sole,
quando si voleva in realtà definire una situazione di variabilità sullintera
regione.
Per quanto riguarda le reti televisive private a scala
nazionale, in alcuni casi la rubrica meteo viene curata da società di consulenza che
traggono informazioni dai consueti canali internazionali in
radiofacsimile.
Le piccole reti radio-televisive locali dedicano spazio
allinformazione meteo semplicemente riportando le previsioni diffuse dalla stampa.
3.3 Il telefono / Videotel
Il panorama della diffusione di previmeteo via telefono non
poteva che essere ancora una volta estremamente confuso. Attraverso il servizio a
pagamento 144 Telecom è possibile accedere ad un messaggio nazionale poco affidabile e di
difficile fruibilità (lunga procedura di scelta della zona di interesse attraverso
interazioni vocali e da tastiera). Alcune società private diramano bollettini con lo
stesso sistema, basandosi su fonti ignote, e danno più limpressione di far
trascorrere i costosi minuti piuttosto che fornire un servizio serio e conciso.
A livello regionale, a seconda della presenza o meno di
strutture pubbliche locali preposte alla produzione ed alla diffusione di informazione
meteo, sono disponibili messaggi registrati su segreteria telefonica gratuita (si paga il
solo costo della chiamata). Ad esempio, il messaggio giornaliero della Regione Emilia
Romagna fornisce le pervisioni a 5 giorni nonché alcuni dati di precipitazione rilevati
il giorno precedente in alcune stazioni del proprio territorio. Altre regioni curano la
diffusione di previsioni meteo per lagricoltura o per la valutazione del rischio
valanghe (bollettini AINEVA); ad eccezione dellEmilia Romagna dotata di proprio
modello a mesoscala, in genere le informazioni meteo provengono dalle fonti più diverse:
Aeronautica Militare, ENEL, prodotti WEFAX di Offenbach o Bracknell interpretati da
tecnici o consulenti locali.
Le stesse informazioni sono in genere reperibili sulle
pagine VIDEOTEL (sistema poco diffuso in Italia) e su TELEVIDEO (reti nazionali e locali),
creando un vero e proprio labirinto di proposte selvagge e scoordinate nel quale
lutente occasionale si trova completamente privo di guide.
3.4 Le previsioni e le inondazioni del novembre 1994:
tutti i nodi vengono al pettine, ma non basta ancora.
Le forti precipitazioni che avrebbero colpito le Alpi
occidentali tra il 4 e il 6 novembre 1994 erano state previste correttamente, in
particolare dal modello di Offenbach DW con almeno tre giorni di anticipo. I messaggi di
allarme furono diramati da alcuni Enti, soprattutto regionali, seguendo i canali ufficiali
delle Prefetture e dei Servizi Municipali. Ma, complice un week-end, fu una catastrofe: 70
vittime. Anche se la meteorologia ha oggi conquistato margini di affidabiltà pienamente
soddisfacenti, l'informazione, buona o scadente che sia, si disperde nella confusione. Da
un lato il conflitto delle competenze: quali sono le previsioni ufficiali? Stato? Regioni?
Enti di Ricerca? Servizi Pubblici o privati? Chi si assume le responsabilità di evacuare
un paese? Così i messagi di allarme sono rimasti sulle scrivanie dei burocrati. Dall'atro
lato un pubblico completamente sfiduciato nei confronti del bombardamento di informazione
meteo contrastante. Alla fine, alle previsioni è meglio non dare retta, tanto sbagliano
sempre...
Deve crescere la qualità e l'autorevolezza delle
informazioni, solo allora si potrà iniziare la lunga e delicata fase della crescita
culturale del pubblico, l'educazione all'uso delle previsioni.
L'alluvione del novembre 1994 in Piemonte ha risollevatto
le polemiche dell'inadeguatezza del sistema meteo italiano, ma dopo un anno non si
percepiscono che deboli segnali di rinnovamento, difficilmente sufficienti a catalizzare
una completa riorganizzazione della struttura.
3.5 Il pubblico specializzato: agricoltura, volo libero,
turismo, la domanda insoddisfatta.
Anno dopo anno, anche in Italia si va facendo più
pressante la domanda di informazione meteorologica differenziata, da parte di un pubblico
vasto ed esigente. L'agricoltura è il settore che più basa sulle previsioni a medio
termine (3-5 giorni) scelte che si riflettono sul reddito d'impresa. Gli agricoltori sono
più o meno fortunati a seconda delle regioni, potendo disporre di servizi efficienti come
l'Emilia Romagna, o rimanere del tutto privi di assistenza. In alcuni casi, consorzi o
associazioni di produttori si sono affidati a consulenti, utilizzando e distribuendo a
pagamento previsioni locali (ad esempio le previsioni ENEL-CRAM diffuse
dall'ISMES alle
associazioni dei viticoltori in Piemonte).
Nel settore del volo libero, l'esigenza di informazione
meteorologica di alta qualità (radiosondaggi) è del tutto insoddisfatta. L'accesso ai
dati dei pochi profili verticali dell'atmosfera eseguiti in Italia in alcuni aeroporti, è
praticamente impossibile al di fuori degli addetti ai lavori. Gli amanti del volo libero
sono così costretti ad arrangiarsi con quello che trovano, spesso a rischio della propria
pelle: è un problema di sicurezza che potrebbe assumere dimensioni inaspettate. Se si
affronta il vasto panorama dell'utenza turistica, si ha un ulteriore esempio di quanto sia
trascurata in Italia un'informazione di base quale quella meteorologica, che - al di là
dei problemi di sicurezza della persona - è uno dei fattori primari di un settore
economico vitale. Il vasto pubblico degli alpinisti-escursionisti (sono più di 300.000 i
soci del Club Alpino Italiano) non sa dove rivolgersi per ottenere le informazioni utili
alla programmazione di un'ascensione. E' il caso di dire che almeno nelle Alpi, gli
italiani hanno imparato ad ottenere previsioni affidabili dai Servizi meteorologici delle
nazioni confinanti (Francia, Svizzera, Austria), via telefono, VIDEOTEL, televisione e
radio, una vera e propria "caccia al meteo" che è ormai un fatto di costume
locale.
Il quotidiano toscano "Il Tirreno", del 15
settembre 1995, pubblicava una piccante inchiesta sull'inadeguatezza delle previmeteo
italiane, in seguito ad una rivolta degli albergatori di Forte dei Marmi contro le reti
televisive Canale 5 e RAI 3, colpevoli di aver annunciato tempo pessimo, facendo fuggire
migliaia di turisti (...e di milioni di lire!) mentre il sole splendeva sulle spiagge.
Sono episodi che si commentano da sè.
4. La mancanza di una scuola universitaria
A fronte di una variegata e caotica offerta di informazione
meteorologica più o meno affidabile, lItalia si distingue per la mancanza di una
tradizione didattica nel settore. Se si eccettuano le scuole di formazione Ruolo Fisici
dellAeronautica, peraltro accessibili solo chi scelga la carriera militare, non
esistono corsi secondari o universitari espressamente dedicati alle scienze
dellatmosfera. Nelle facoltà di ingegneria - che più sarebbero adatte a sviluppare
la didattica della meteorologia operativa, il problema è del tutto ignorato.
Occasionalmente esistono facoltà di fisica che sviluppano alcuni ottimi corsi in fisica
dellatmosfera e agrometeorologia (Roma La Sapienza, Bologna, Firenze...), ma si
tratta di esperienze isolate, più legate alla volontà di singoli docenti che al rispetto
di programmi di istruzione ben definiti. Tale situazione genera due risvolti negativi: da
un lato la mancanza di formazione di professionalità nel settore meteorologico, che
peraltro ne avrebbe estrema necessità, dallaltra limpossibilità di creare
validi riferimenti nellambiente della ricerca. In effetti non si può dire che in
Italia manchino brillanti ricercatori competenti nei vari settori della fisica
dellatmosfera e delle scienze ad essa correlate, ma essi operano generalmente in
modo indipendente, senza seguire programmi di lavoro che definiscano gli obiettivi
prioritari, con scarsi contatti operativi interdisciplinari. Il risultato è
unestrema frammentazione degli studi prodotti che il più delle volte non
raggiungono che una piccola parte della comunità scientifica. Anche nelle scuole
inferiori anno dopo anno va crescendo linteresse per la didattica della meteorologia
e della climatologia allinterno dei corsi di scienze naturali, ma i docenti si
scontrano con la carenza di personale professionalmente preparato, o hanno difficoltà a
identificare lente in grado di soddisfare le loro richieste. Il quadro delineato ha
un ulteriore risvolto negativo, in quanto lascia molto spazio allimprovvisazione da
parte di figure professionali talora del tutto prive delle più elementari basi
nozionistiche, o comunque esterne allambiente della ricerca scientifica aggiornata
ed internazionale. Il problema dei falsi meteorologi assume particolare gravità in sede
di incarichi di progettazione e gestione di impianti, di valutazioni assicurative o
perizie giudiziarie, un enorme mercato sommerso del quale le proporzioni sono ignote,
attualmente coperto da figure professionali non adeguate (ingegneri civili, geologi,
agronomi, geometri...o peggio!).
A tal riguardo è in atto unazione congiunta delle
tre associazioni scientifiche italiane coinvolte nel settore meteorologico
(SMS-SIMA-AGI)
per la costituzione di un elenco di professionisti la cui effettiva specializzazione e
preparazione siano certificate da una commissione nazionale, a tutela tanto
dellesperto quanto del consumatore.
La certificazione della competenza nel settore delle
scienze dellatmosfera dovrebbe essere estesa anche ai giornalisti che a vario titolo
commentano informazioni o fatti legati alla meteorologia ed al clima.
5. Un pubblico assetato di informazione, disorientato e
deluso
In Italia, la generale mancanza di documentazione e di
cultura nellambito della meteorologia si percepisce anche dalla scarsa produzione
editoriale: i titoli di opere divulgative sono pochi, di scarsa qualità e quasi sempre
frutto di traduzioni o adattamenti di autori stranieri. Lofferta di testi e manuali
a livello operativo o universitario è praticamente inesistente, salvo rari esempi quali
la collana di manuali di meteorologia e agroclimatologia curata dal Servizio Meteorologico
regionale dellEmilia Romagna.
Eppure, oltre alla meteorologia di grande consumo delle
previsioni, esiste una meteorologia che fa felici tanti italiani appassionati di atmosfera
così come lo si può essere di tennis o di francobolli. La meteorofilia in Italia esiste,
ma è da sempre un desiderio frustrato. C'è il collezionista di record, nazionali o
mondiali (specializzato a sua volta in sole temperature o precipitazioni...), c'è il
bibliofilo che accumula testi antichi e moderni sul clima, c'è il grande segmento degli
osservatori dilettanti, quelli che hanno la stazione meteo nel giardino di casa. Tutti
hanno in comune la difficoltà di comunicare tra loro e lo scontro aspro con le
istituzioni scientifiche dello Stato, che - forse per coprire cronica inefficienza e
scarsa professionalità - si chiudono dietro un paravento di segreti o di inaccessibili
procedure per la richiesta di dati o anche soltanto di un consiglio, di un cenno di
approvazione.
La pubblicazione nazionale di settore, la Rivista di
Meteorologia Aeronautica, pur proponendo articoli di buon livello, è lontana ed
impenetrabile per il lettore non professionista, sembra piuttosto un organo di
informazione riservato ai militari. Il Bollettino Geofisico dell'Associazione Geofisica
Italiana (AGI, Roma), recentemente rinnovato nella sua veste, pur trattando frequentemente
temi meteorologici non può - come dichiara lo stesso titolo - riconoscersi totalmente nel
pubblico degli amatori dell'atmosfera. Solo la rivista mensile AER (Bologna) ha creato un
primo esempio di divulgazione di buon livello esclusivamente dedicata a tali argomenti.
Più tardi, nel 1993, è nata NIMBUS, la rivista trimestrale edita dalla Società
Meteorologica Subalpina (SMS) di Torino. In questo caso è stata creata una vera e propria
struttura associativa, culturale e scientifica, sulla base dell'esperienza dell'antica
Società Meteorologica Italiana (1881), spentasi nel 1942. Attualmente l'associazione non
è configurata su scala nazionale ma si rivolge ad un pubblico italiano, francese e
svizzero delle Alpi occidentali: gli iscritti sono oltre 800 e non sono semplicemente
lettori di una rivista tecnica, ma partecipano attivamente alle attività culturali con
lettere, scambio di dati, segnalazione di fenomeni singolari, bibliografia locale, corsi
di formazione, fotografie (si è concluso nell'ottobre 1995 il Primo Concorso di
Fotografia Meteorologica). La scelta territoriale è stata determinata dalla volontà di
aprire un dialogo scientifico con realtà maggiormente progredite, utilizzando come
"cantiere di lavoro" una zona che, seppur percorsa da una frontiera, presenta
innumerevoli affinità geografiche, climatologiche ed etnografiche.
Oggi la Società Meteorologica Subalpina, la Società
Italiana di Meteorologia Applicata (Roma) e l'Associazione Geofisica Italiana (Roma) hanno
iniziato a sviluppare programmi comuni a livello nazionale al fine di accrescere sia le
potenzialità culturali del pubblico esperto o amatore, sia il dibattito sociale sul tema
meteo che sta alla base delle scelte della pubblica amministrazione.
6. Il rimedio? Un servizio meteorologico civile
nazionale
Alla luce di una situazione così complicata della
meteorologia italiana, quali possono essere le vie da seguire per migliorare la qualità
dell'informazione e offrire al pubblico credibilità e sicurezza?
Da anni, il piccolo mondo della cultura meteorologica
italiana lo va ripetendo alla noia: la creazione di un servizio meteorologico civile
nazionale. Solo con un ente forte ed autorevole, in grado di gestire ed ottimizzare le
risorse economiche disponibili, sarà possibile uscire dal caos delle iniziative
indipendenti e scoordinate. questo non vuol dire centralizzazione e oppressione delle
realtà locali, tutt'altro: la meteorologia ha bisogno di uno stretto contatto con il
territorio. Ma ha bisogno anche di regole precise e di programmi coerenti per dare frutti.
Una testa sola deve decidere le linee guida, molte braccia potranno così lavorare in
armonia pur nel rispetto delle autonomie locali. Sempre sulla già citata pagina de
"Il Tirreno", compare un'intervista a Franco Prodi, presidente del CNR di
Bologna: "La situazione italiana è assurda. Come investimento di capitali gli
acquisti costosi sono stati fatti. il passo in più, che sarebbe di costo minore, va
invece a intaccare gelosie regionalistiche. Poi esistono incompetenze diffuse e lo sfascio
dei servizi tecnici nazionali". Franco Barberi, Sottosegretario alla Protezione
Civile: "Il servizio meteo dell'Aeronautica è nato per i piani di volo e dà al
pubblico pronostici grossolani. Per l'informazione al pubblico è opportuno invece il
coinvolgimento dei centri regionali". Già ma per il momento in Italia si può solo
dire che "ognuno fa il bello e il cattivo tempo".
Bibliografia
AER - Rivista mensile del Servizio Meteorologico
Regionale dellEmilia Romagna, Bologna.
FIERRO A.1991 - Histoire de la météorologie.
Denoël-Mediations.
MANGIANTI F., BELTRANO M.C. 1990 - Il collegio romano: 100 anni di
osservazioni meteorologiche. Ufficio Centrale di Ecologia Agraria, Roma:48.
MERCALLI L., SPANNA F. 1993 - Meteoché?
Riv. della Montagna,
Torino, 24(7):69-76.
PERINI L., CITTARELLI B. 1995 - La meteorologia al servizio
dell'agricoltura. L'informatore agrario 37:73-77.
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