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LA VALANGA DI GHIACCIO DEL 25/08/2005 SUL GHIACCIAIO
DEL BELVEDERE, MONTE ROSA (VB)
Giovanni
Mortara e Marta Chiarle (CNR-IRPI Torino)
- 30 agosto 2005 |
Alle 4:30 circa di giovedì 25 agosto, una
forte vibrazione (percepita come una scossa di terremoto, senza alcun
rumore) della durata di una decina di secondi sveglia di soprassalto
gestori ed ospiti del Rifugio Zamboni. Segue una fase di quiete
(anch’essa durata una decina di secondi), prima dell’arrivo di un
violento soffio, esauritosi in pochi secondi. Al Rifugio Belvedere e
alla Capanna Margherita, invece, gli occupanti non hanno avvertito
alcunché.
Al mattino, lo spettacolo che si presenta è “lunare”: un velo
marroncino di “neve” di pochi centimetri ricopre l’intera piana dello
Zamboni e riveste massi e rifugio sul lato rivolto verso la parete est
del Rosa. Appena la luce del giorno rischiara la piana, appare
evidente come tale coltre sia costituita da minutissimi frammenti di
ghiaccio e roccia prodottisi a seguito di un’imponente valanga di
ghiaccio nell’alto bacino del Belvedere e trasportati fino al Rifugio
Zamboni dal soffio prodotto dalla valanga stessa. |
Un velo marrone di
minuti frammenti di ghiaccio
riveste massi
e il lato del rifugio Zamboni
rivolto verso la
parete est del Rosa. |
Per confronto,
ecco la nube prodotta dalla frana-valanga
della Brenva del 18 gennaio 1997 (Courmayeur, AO) |
Risalendo verso il
Lago Effimero e
raggiunta la cresta della morena del Belvedere, appare evidente come
la nube di pulviscolo di ghiaccio e roccia abbia risalito interamente
il fianco esterno della morena delle Locce a contatto con il
Ghiacciaio del Belvedere, ed abbia raggiunto il Rifugio Zamboni
attraverso l’insellatura presente nel punto in cui si forma la morena
destra del Belvedere (vedi immagine sotto) |
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Il soffio, oltre ad essersi propagato
nell’intera piana dello Zamboni, ha percorso il margine destro del
ghiacciaio fino all’altezza dello stesso rifugio, rivestendo della
stessa patina la superficie del ghiacciaio ed il fianco interno della
sua morena destra. A valle dell’insellatura precedentemente citata, il
soffio è risultato sostanzialmente contenuto dall’argine morenico, la
cui cresta, tuttavia, risulta in più punti sbrecciata.
Il corpo principale della massa franata si è invece accumulato
all’interno della parte destra orografica della depressione che negli
ultimi anni ha ospitato il Lago Effimero , ampliatasi notevolmente a
partire dal 2001 per effetto della dinamica glaciale e dei processi di termocarsici indotti dalla presenza del lago, fortunatamente pressoché
vuoto al momento dell’impatto della massa franata. |
La massa franata ha
occupato la depressione
dove si trovava il
Lago Effimero |
Il corpo principale della frana è costituito
da ghiaccio al 85-90% insieme a rocce e limo. |
All’interno del corpo di accumulo si
possono sostanzialmente riconoscere tre settori: il corpo principale è
costituito da una sorta di “breccia”, notevolmente compatta,
costituita al 85-90% da ghiaccio, con blocchi di ghiaccio (di
ghiacciaio) arrotondati, del diametro massimo di 50 cm, e blocchi
rocciosi decimetrici, inglobati in una matrice di ghiaccio e frazione
litoide limoso-argillosa. Il deposito è organizzato in lobi e cordoni
più o meno pronunciati, con marcata evidenza morfologica, è
caratterizzato dalla presenza di numerosi vuoti all’interno della
massa ed ha spessori da metrici a decametrici. In Fig. 3 corrisponde
alla massa più scura alla destra orografica del Lago Effimero.
Esternamente a questo deposito, l’accumulo non mostra più una propria
individualità morfologica, ma si presenta piuttosto come una coltre da
decimetrica a metrica, costituita da una miscela in prevalenza di
ghiaccio polverizzato misto ad un detrito limoso-argilloso, di
consistenza simile a quella della neve, misto a blocchi di ghiaccio di
ghiacciaio ed a qualche frammento roccioso(vedi immagine sotto). |
Deposito della
frana più a valle |
Il terzo settore di accumulo corrisponde all’areale investito dal
soffio prodotto dalla valanga, che èstato ricoperto dalla patina
centimetrica descritta per la piana dello Zamboni. |
All’origine
della valanga è stato il distacco di una massa triangolare di ghiaccio
dal settore di parete immediatamente sprastante una zona d’instabilità
attiva da alcuni anni sulla parete est del Monte Rosa. Il volume di
ghiaccio franato è stato stimato essere dell’ordine di alcune
centinaia di migliaia di metri cubi. Il fenomeno si è poi alimentato
con il materiale travolto lungo il tragitto, in particolare il
materiale detritico depositato nel corso di questi ultimi anni al
piede del fenomeno franoso precedentemente citato |
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