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RIVISTA DI METEOROLOGIA, CLIMA E GHIACCIAI
  

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Corso multimediale di meteorologia

GLI IMBROGLIONI DELLA WEB-METEO
Torino, 6 aprile 2001
Luca Mercalli, Presidente della Società Meteorologica Italiana Onlus

Dalla scienza al business
Alcuni anni fa, parlare di meteorologia in Italia era affare di pochi. Qualche professionista, qualche docente, qualche funzionario in istituzioni del resto non sempre all’altezza della situazione, qualche amatore serio che si andava a cercare dati e bibliografia con pazienza e umiltà. Da quando è arrivata Internet, la meteorologia è divenuta via via più popolare, più accessibile, grazie ai molti siti soprattutto di enti scientifici stranieri, che hanno messo a disposizione gratuitamente buona parte del loro patrimonio conoscitivo: immagini satellitari, dati sinottici, carte e modelli previsionali, materiale didattico. Questo accadeva nei primi anni del web, poi, come spesso accade in questi frangenti, molti si sono accorti che con la negletta meteorologia finalmente si poteva fare business. Così è iniziata la proliferazione di siti privati di vendita di servizi. E fin qui, nulla di male, anzi, la vitalità di una scienza si misura anche dalla possibilità di entrare nel pieno del ciclo produttivo, insomma, di creare mercato. 

Da chi compra la farina il panettiere?
Il problema discende tuttavia da come si crea il profitto, e in Italia, si sa, a tal proposito non si guarda in faccia a nessuno. Un panettiere per produrre il pane compra la farina e ottiene un reddito che deriva dalla vendita della pagnotta, detratte le spese. Certi sitiweb meteorologici, anche molto pubblicizzati e piuttosto aggressivi, vendono per così dire il pane ma rubano la farina, millantando inoltre di produrla essi stessi: non solo non l’acquistano dal mugnaio, ma addirittura favoleggiano di grandi campi di proprietà dove cresce il frumento migliore del mondo. 

Menzogne
Su questi siti si critica il sistema meteorologico nazionale (che indubbiamente non funziona se lascia spazio a queste iniziative, ed è invitato a riflettere al riguardo), e si propongono previsioni a pagamento che risolvono qualsiasi problema dello sprovveduto utente. Si criticano le previsioni fornite gratuitamente da enti con solide strutture alle spalle, adducendo una miglior qualità del proprio prodotto proprio in quanto monetizzabile. Si strillano fandonie a tutto campo, uso di fantomatici modelli numerici, satelliti che sembrano lanciati ad hoc, webcam e stazioni meteorologiche di proprietà altrui, un subdolo coacervo di grafici, colori e demagogia meteorologica che pur utilizzando l’avanguardia dell’informatica ha la funzione vecchia come il mondo di specchietto per le allodole. Pochi o nulli i crediti e le citazioni delle fonti, che – qualora presenti - sembrano accordati direttamente dall’ignaro ente proprietario, presentato come se fosse “culo e camicia” con l’impostore. 

La meteorologia seria è un’altra cosa
Al di là dei problemi etici e morali riguardo al facile profitto ottenuto sulle spalle e alle spalle degli altri (sia su quelle di chi produce la materia prima – modelli, dati e quant’altro, sia su quelle di chi acquista un prodotto scadente venduto per buono), dal punto di vista scientifico e culturale, questa commedia commerciale non ha nulla a che vedere con la meteorologia. State attenti ai bugiardi: in un momento nelle quali le menzogne imperano, siate critici, andate alla fonte delle informazioni, pretendete di saperne di più, non accontentatevi delle parole, esigete i fatti, esigete la registrazione giuridica dell’attività commerciale, una ditta individuale o una Srl? Una Snc, o Sas o Spa? Noi siamo i primi, noi siamo i più competenti, noi siamo i più consultati, milioni di contatti, i nostri dati qui, i nostri tecnici là…e divieto di citare questo, copyright su quest’altro… bella forza, tanto è roba d’altri! Cantinari. Solo cantinari con qualche computer collegato alla rete e il gioco è fatto, si scopiazza e si rivende. Andate a vedere un vero centro meteorologico e (spero) capirete.

Scenari futuri
I meteorologi, si sa, amano fare previsioni. In un tale contesto, lo scenario probabile per il futuro sarà quello di una graduale restrizione alla circolazione dell’informazione nativa. Non appena gli enti produttori si renderanno conto di essere presi per il naso, cominceranno a mettere tante password e a proporre costosi abbonamenti. La risoluzione WMO n. 40 del 1996 è appena un assaggio di tali restrizioni per l’Europa. Grazie al profitto e alla spregiudicatezza di pochi rapaci, molti amatori che si divertono senza secondi fini a consultare carte e dati, molti docenti che grazie a Internet preparano le loro lezioni per aumentare la cultura e la conoscenza collettiva, molti ricercatori con pochi mezzi che con la rete accedono facilmente alle informazioni che producono nuova scienza, torneranno a lavorare come facevano prima di Internet. E saranno privati di molte risorse conoscitive.

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