CONSIDERAZIONI
SULLE "SNOWBELTS" DEL NORD AMERICA
A cura di Marco Pifferetti,
SMI redazione Nimbus
16 GIUGNO 2002 -
Potrebbe sembrare strano che la zona dei Grandi Laghi nordamericani riceva quantitativi di
neve paragonabili più ad una zona montana delle medie latitudini che
ad una di pianura, tanto più che l’area si trova ad una latitudine
equivalente a quella
dell’Italia centro settentrionale ed è mitigata dalla presenza dei
laghi, la cui superficie è paragonabile a quella di un piccolo mare
interno.
Diverse sono le cause che
concorrono a determinare il fenomeno chiamato “Lake Effect Snow” e
a rendere il clima delle “snowbelts”
dei Grandi Laghi quasi unico al mondo:
- latitudine
- estensione
dei laghi
- orografia
- movimenti
delle depressioni invernali e delle masse d’aria fredda
La zona si trova ad una latitudine
abbastanza elevata da consentire temperature invernali abbastanza
rigide da portare la neve fino a bassa quota, ma non troppo a nord da
determinare un completo congelamento della superficie dei laghi che,
in tal caso, non fornirebbero più l’umidità necessaria allo
sviluppo delle bande nuvolose.
I laghi sono abbastanza grandi da
consentire alle masse d’aria artica di arricchirsi di umidità
transitando al di sopra di essi, ma non troppo estesi da mitigare
eccessivamente il clima delle zone costiere.
L’assenza di barriere
orografiche verso nord favorisce
gli afflussi di aria artica, che dal Canada si portano verso sud
attraversando la regione.
Le depressioni che si formano ad
est delle Montagne Rocciose dall’Alberta al Colorado, frequentemente
si spostano verso la zona dei Grandi Laghi richiamando al loro seguito
aria fredda dai quadranti settentrionali.
I seguenti fattori determinano poi
la distribuzione locale delle nevicate:
- differenza
di temperatura tra l’aria in arrivo e quella della superficie
dei laghi
- direzione
del vento e conseguente “fetch”
- intensità
e durata del vento
- morfologia
delle coste esposte al vento
Più è grande la differenza di
temperatura tra l’aria in arrivo e la superficie lacustre e maggiore
sarà il quantitativo di vapore acqueo che la massa d’aria riuscirà
a raccogliere, infatti la massima frequenza di “Lake Effect Snow”
si ha all’inizio dell’inverno quando la temperatura dei laghi è
più elevata.
Le nevicate da “effetto Lago”
avvengono generalmente dopo il passaggio del fronte perturbato,
all’istaurarsi di venti freddi post frontali, la loro direzione,
spesso tra ovest e nord-ovest, localizza le
aree di maggior nevosità a sud e a est dei laghi, il vento
deve poter disporre di almeno 80 –100 Km di fetch per poter
raccogliere umidità sufficiente per generare corpi nuvolosi
consistenti; di conseguenza città
come Syracuse, Rochester, Buffalo e Cleveland
ricevono quantitativi di neve molto superiori a Chicago Detroit
o Toronto, che devono attendere situazioni meteorologiche meno
frequenti per subire l’”effetto lago”.
Il
perdurare di venti che soffiano per molte ore dalla medesima direzione
favorisce la formazione da bande nuvolose lungo l’asse maggiore dei
laghi, tali bande, insistendo sulla medesima zona costiera, possono
scaricare enormi quantitativi di neve su aree molto localizzate;
l’intensità del vento determina la profondità di penetrazione dei
fenomeni nevosi nell’entroterra: solitamente le zone più
interessate sono comprese in una fascia profonda tra 10 e 20 Km.
I
modesti rilevi collinari presenti lungo le coste esposte al vento,
determinano un effetto orografico sufficiente ad incrementare
notevolmente i fenomeni nevosi creando le zone di massima nevosità
presso il Tug Hill Plateau a est del Lago Ontario, sulle colline tra
Cleveland, Oh e Buffalo, NY, sulle alture della
Upper Peninsula Nel Michigan e nella zona del Lake Superior
Provincial Park nell’Ontario canadese a est del Lago Superiore; tali
zone sono indicate con la freccia gialla nella sottostante cartina
relativa alla nevosità media della zona
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