La nevicata che ha raggiunto le pianure
del Nord-Ovest italiano tra domenica 17 e il mattino di lunedì 18
marzo 2013 è stata insolita, ma non eccezionale.
A Torino a seconda dei quartieri si sono misurati da 5 a 7 cm di neve
(30 cm ai 700 m del Colle della Maddalena, punto culminante della
collina torinese).
Al mattino del 18 marzo 2013 torna rapidamente il sereno a partire
dalle Alpi occidentali.
Alla sede SMI di Bussoleno-Castello Borello (630 m, Valle di Susa)
la temperatura è ormai prossima a 5 °C e i 17 cm di manto caduti
iniziano a fondere.
Dall’inizio delle misure nivometriche nel 1787 (serie più lunga al
mondo) era accaduto altre 54 volte di osservare nevicate in un periodo
successivo al 15 marzo, in media una volta ogni 4 anni, con alcuni
casi anche piuttosto importanti (20 cm il 16-17 marzo 1839), tuttavia
con il riscaldamento atmosferico dei decenni recenti episodi
tardivi come questo sono divenuti meno frequenti. Negli ultimi 50
anni era accaduto il:
-
25 aprile 1972 (3 cm),
nevicata con deposito al suolo più tardiva in 225 anni a Torino
-
17-18 aprile 1991 (5 cm)
-
25 marzo
1998 (1 cm)
La
nevicata è stata possibile fino a bassa quota a causa del rapido
arrivo di un sistema perturbato atlantico legato alla depressione “Andreas”,
dopo l'irruzione fredda da Nord dei giorni precedenti: nonostante il
rinforzo del più mite scirocco, durante l’evento alle quote attorno
a 1500 m le temperature erano ancora prossime a -5 °C al di sopra
della Valpadana occidentale, e l'aria fredda è stata trascinata con
efficacia verso il suolo soprattutto durante le fasi più intense
della precipitazione, nella notte tra il 17 e il 18 marzo. Invece il
cosiddetto “cuscinetto freddo” (ristagno di aria fredda in prossimità
del suolo in situazioni di inversione termica e calma di vento dopo
irruzioni artiche), spesso chiamato in causa per spiegare le nevicate
a bassa quota al Nord-Ovest italiano, non ha avuto alcun ruolo in
questo caso: infatti le temperature all’inizio delle precipitazioni
(mattino del 17 marzo) erano ancora di 2÷3 °C sulla pianura
piemontese, e si sono abbassate a 0 °C solo in corso d’evento, a causa
dell’effetto spiegato poco sopra.
Il
sondaggio termodinamico
eseguito nell'atmosfera al di sopra dell'aeroporto di Cuneo-Levaldigi
alle h 00 UTC del 18.03.2013 mostra che le temperature erano ancora
favorevoli alla caduta di neve
fino al suolo, con valori di -5,9 °C a 1369 m (livello isobarico di
850 hPa),
-1,9 °C a 702 m (livello di 925 hPa), e -0,3 °C ai 386 m della
stazione aeroportuale.
Le due curve nere indicano rispettivamente la temperatura di bulbo
asciutto (a destra, quella comunemente utilizzata per esprimere lo
stato termico dell'aria) e quella di bulbo umido: laddove le due curve
sono molto vicine, dunque la temperatura di bulbo umido si approssima
a quella di bulbo asciutto, significa che l'aria è pressoché satura
(umidità relativa prossima o uguale al 100%) e vi è quindi
condensazione e presenza di nubi, in questo caso praticamente dal
livello del suolo almeno fin verso i 4000 m di quota. Al di sopra,
probabilmente lo strato nuvoloso iniziava a divenire discontinuo, ma
solo oltre gli 11.000 m la forte divergenza delle due linee segnalava
un totale rasserenamento, con inversione termica che indica peraltro
la presenza della tropopausa (confine tra troposfera e stratosfera).
La caduta di neve è proseguita
intensamente al mattino del 18 marzo dall’Alessandrino all’Emilia
occidentale, depositando 20 cm di manto a Tortona (AL), 21 a
Piacenza e 5 a Parma, ma sugli adiacenti rilievi appenninici è
caduto oltre mezzo metro di neve fresca (50÷60 cm a Bedonia,
Borgotaro, Bardi e al Passo del Brattello, a 955 m al confine tra
le province di Parma e Massa-Carrara).
Invece su gran parte del versante ligure-tirrenico a ridosso
dell’Appennino Tosco-Emiliano il flusso mite meridionale ha
rapidamente prevalso portando piogge copiose talora fino ad alta
quota, nonostante in alcune vallate la “tramontana scura”
traboccante dal bacino padano mantenesse le temperature a pochi gradi
sopra 0 °C (come a Pontremoli, i cui dintorni si sono imbiancati fino a
400 m nella valle del Verde): curiosamente, sempre il lunedì 18 marzo,
pioveva sul crinale appenninico (segnalata pioggia con forte vento da
WSW alle h 13 sul Monte Cimone, 2165 m), mentre poco più a Nord la
precipitazione riusciva a mantenersi in forma nevosa al di sopra della Valpadana, e fino al suolo (Piacenza, Cremona, Parma); spettacolare
anche il contrasto termico con le coste romagnole soggette al flusso
sciroccale, con temperatura massima di 17 °C a Rimini.
Fenomeni di
gelicidio nella mattinata del 18 si sono inoltre verificati sia in Val
Taro sia nel comune di Pontremoli (Gravagna, 700 m, alle falde del
Passo della Cisa).
L'immagine nel canale
visibile del satellite
NASA-Aqua (sensore MODIS) delle h
12:40 UTC
del 21.03.2013 mostra che la neve è ormai fusa su pianure e
colline del NW italiano,
tuttavia – a tre giorni dalla nevicata -
rimangono abbondantemente innevate le
valli appenniniche dell'Emilia
occidentale,
oltre ovviamente alle Alpi.
Le piogge violente
(ben 300 mm in circa 15 ore sulle Alpi Apuane) e in parte la
fusione dell’abbondante neve al suolo hanno determinato piene
fluviali sia sul versante emiliano dell’Appennino (bacini di
Secchia, Panaro ed Enza), sia su quello toscano (Serchio, Bisenzio,
Arno). La minore fusione nivale in quota nei bacini di Enza, Parma,
Taro e Magra ha, d'altro canto, contenuto le piene fluviali nella
parte più occidentale dell'Emilia, ma anche in Lunigiana e in Val di
Vara.
Esondazione del Fiume
Secchia nei dintorni di Modena il 10.03.2013,
durante uno dei numerosi
episodi
di piena (almeno 8)
qui osservati dal novembre 2012 (f. L. Lombroso).
A differenza del Nord-Ovest, rimasto
spesso in situazione di ombra pluviometrica con regimi da Sud-Ovest,
tra Emilia e Toscana le precipitazioni di questo primo trimestre
del 2013 sono straordinarie: al momento si sono rilevati, dal 1°
gennaio, 245 mm di pioggia e neve fusa a Modena – Osservatorio
geofisico (quasi il doppio del normale, non accadeva dal gennaio-marzo
1972, quando si raccolsero 278 mm), inoltre il mese di marzo – in
attesa di nuove piogge nei prossimi giorni - ha già totalizzato oltre 300
mm a Pontremoli e fino a 400-450 mm in alcune località della bassa Lunigiana, e
potrebbe divenire uno tra i più piovosi mai registrati
nell'ultimo secolo in quella zona.
L'insistenza delle
piogge e della fusione nivale sta inoltre determinando diffusi
fenomeni di frana sull'Appennino Emiliano, e si stimano
danni a strade ed edifici per oltre 10 milioni di Euro nella sola
provincia di Reggio Emilia.
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