Un singolare cambiamento
di configurazione meteorologica si è verificato nello scorso fine
settimana, tra il 27 e il 28 ottobre 2012, quando nel volgere di un
paio di giorni sul Centro-Nord italiano la situazione da tardo-estiva
è divenuta precocemente invernale.
Dapprima venerdì 26 ottobre un vigoroso sistema frontale
atlantico, associato a forte libeccio, ha portato violenti rovesci in
arrivo dal Mar Ligure che in 24-36 ore hanno scaricato 200-300 mm
d'acqua tra il Tigullio e l'alta Val di Magra, le stesse zone
devastate un anno prima dall’alluvione del 25 ottobre 2011.
Particolarmente colpita la zona intorno a Sestri Levante: sono
straripati il torrente Petronio a Riva Trigoso e il San Lazzaro a
Casarza Ligure, dove due automobilisti sono stati salvati dai
sommozzatori. Nella notte seguente, tra venerdì e sabato, le
precipitazioni si sono concentrate invece nell'entroterra Spezzino, e
nel corso di sabato su Toscana e Lazio, con apporti giornalieri
prossimi a 100 mm e talora vicini a 200 mm sulle Alpi Apuane. In
particolare la stazione di Villafranca Lunigiana (MS) ha registrato un
totale di ben 272 mm tra il 26 e il 27.
Alle h 15 UTC di venerdì 26 ottobre l'ex-uragano atlantico “Rafael” è
centrato
sul Sud della Francia, e sospinge un flusso di libeccio ancora mite
e molto umido verso l'Italia. Più esposte sono le zone del comparto
ligure-apuano, sotto forti rovesci che scaricano fino a 250 mm
nell'alta Val di Magra (MS). Diffuse celle temporalesche sono visibili
tra il Midi francese e l'alto Tirreno nell'immagine satellitare
EUMETSAT,
canale infrarosso.
Al mattino di sabato
27 ottobre il flusso di scirocco, con la concomitanza della bassa
pressione atmosferica, ha fatto salire l’acqua alta all’insolito
livello di 127 cm a Venezia (stazione di misura di
Punta della Salute).
Ma è dalla serata di sabato che si sono avvertiti i più notevoli segni
di cambiamento: aria fredda di origine artica - risucchiata
verso il Mediterraneo dal profondo ex-uragano atlantico “Rafael”
posizionato tra Costa Azzurra e Ponente Ligure con un inconsueto
minimo barico di 985 hPa - ha iniziato a fluire dalla Valle del Rodano
e attraverso le Alpi, accendendo i contrasti termici con l'aria mite
preesistente e dando così origine a tardivi temporali autunnali su
pianure e Prealpi piemontesi, associati a rovesci e cadute di
piccola grandine in molte zone pedemontane (es. Saluzzo, Biella).
Distribuzione della pressione al suolo (isobare in nero) e del livello
di geopotenziale (tratteggio rosso) alla superficie isobarica di 500
hPa alle h 20 UTC di sabato 27 ottobre 2012 (fonte:
Centre
Météo UQAM-Montreal). L'asse della saccatura in quota è
posizionato sulla Francia, mentre il profondo minimo barico al suolo
sulla Liguria (985 hPa) richiama vigorose correnti fredde attraverso
la Valle del Rodano, che instabilizzano l'atmosfera e inducono un
sensibile raffreddamento a partire dal Nord-Ovest italiano. Solo tra
pomeriggio e sera del 28 ottobre l'aria fredda irromperà anche dal
Carso sotto forma di violenta bora.
Placatasi l'attività
temporalesca, i rovesci sono proseguiti nella notte, mentre le
temperature scendevano talora di 10-15 °C, un vero e proprio tracollo
termico che nella mattinata di domenica 28 ottobre ha fatto scendere
il limite delle nevicate in genere a 600-800 m al Nord-Ovest, ma
talora a 400 m, come nel caso della Valle di Susa, imbiancata fin
da Avigliana (TO).
Andamento della temperatura dell'aria alla sede SMI di Bussoleno-
Castello Borello (630 m) dal 24 al 30 ottobre 2012: evidente il rapido
raffreddamento avvenuto, al cessare di un moderato föhn da Ovest e
all'ingresso dell'aria polare, attorno alla mezzanotte tra il 27 e il
28 ottobre. Nelle ore seguenti ha avuto inizio una nevicata che si è
protratta fino al mezzogiorno di domenica 28 depositando
straordinariamente 15 cm di manto.
Era dal 27 ottobre
1979 che non si vedeva scendere la neve così in basso in ottobre sulle
Alpi occidentali italiane, tuttavia in quell'episodio – a
differenza di stavolta – si imbiancò eccezionalmente anche Torino
(nevicata più precoce in due secoli), con 5 cm di neve umida e pesante
che recarono gravi danni alla vegetazione ancora fogliata.
I massimi apporti nevosi, straordinari per il periodo, hanno
riguardato le Alpi Cozie e Marittime. Ecco alcuni spessori
misurati entro domenica pomeriggio dalle stazioni meteorologiche
ARPA Piemonte: 15 centimetri
a Ceresole Reale, 20 ad Alagna Valsesia, 28 a Forno Alpi Graie, 55 ad
Acceglio, 70 a Pragelato.
Spettacolare l’effetto della neve sulla vegetazione variamente
colorata dal “foliage” autunnale: qui proponiamo una sequenza di
immagini scattate in Valle di Susa nel pomeriggio del 28
ottobre.
San Giorio di Susa: la neve ha costretto molte mandrie a un anticipato
rientro alle cascine di fondovalle e pianura (f. D. Cat Berro).
Si veda anche il
racconto della scrittrice Marzia Verona.
Gravere: i vigneti della frazione Colfacero a circa 600 m (f.
D. Cat Berro).
Sulla strada per il Frais di Chiomonte, attorno a quota 800 m (f.
D. Cat Berro).
Nelle quattro immagini qui sopra, al Frais di Chiomonte (1464 m)
sono caduti circa 40 cm di neve in meno di 12 ore (f.
D. Cat Berro).
Circa 25 cm di neve sui boschi del Col del Lys (1311 m), tra Valle di
Viù
e bassa Valle di Susa (f. G. Mortara).
Sulla montagna di Condove, in bassa Valle di Susa, si sono depositati
circa 20 cm a 900 metri di quota, presso le ultime borgate abitate
stabilmente (f. G. Allais).
Ma la neve è scesa a quote basse anche sulle Alpi centro-orientali,
depositando circa 10 cm a Sondrio (300 m) e mezzo metro al Passo dello
Stelvio (2758 m).
Insolite, sebbene non eccezionali, le temperature minime raggiunte
in quota nel corso di domenica 28 con -14,0 °C ai 2850 m del
Ghiacciaio Ciardoney e -17,4 ai 3488 m del Plateau Rosa (qui il
record mensile dal 1951 fu di -20,2 °C il 18 ottobre 1992), e in
pianura al mattino di martedì 30 ottobre 2012, con valori tra 0 e
-2 °C in molte località di pianura piemontese (che a fine ottobre
si sperimentano di norma ogni 3-4 anni circa). Altrove, si sono
misurate, sempre al mattino del 30 ottobre, minime ragguardevoli di
-10 °C a Dobbiaco
e Asiago, ma le gelate a
bassa quota si sono estese anche alle conche interne del Centro
Italia, con -2 °C ad Arezzo e -3 °C a Poppi (AR) (dati
CFR Toscana).
Ma, nonostante questa improvvisa irruzione di stampo invernale,
ottobre 2012 nel suo complesso diverrà comunque uno dei più caldi mai
rilevati in Italia a causa dei flussi di aria subtropicale che
hanno prevalso fino al giorno 25.
Ecco una panorama sulla media Valle di Susa al ritorno del sole al
mattino
del 29 ottobre. Un po' di neve persiste sul fondovalle, dove i colori
autunnali
sono ancora brillanti, mentre la coltre bianca ricopre in modo
uniforme
i pendii a quote più elevate, fino ai 3538 m del Rocciamelone,
la vetta più alta a sinistra (f. G. Allais).
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