Il giorno 8 settembre 2003 un
particolare evento di precipitazione molto intensa si è verificato in
una striscia di terra compresa fra Taranto e Castellaneta.
L’evento è cominciato intorno alle ore 7,00 ed è terminato alle ore
16,00. È stato costantemente molto intenso, e accompagnato da colpi
di tuono solo verso la fine. Da testimonianze varie si stima che la
zona di massima precipitazione è stata quella di Mottola. Gli unici
dati ufficiali circa il quantitativo di precipitazione sono riferite a
località ben distanti dal luogo colpito:
-
80,6 mm alla stazione meteo
dell’Aeronautica Militare di Marina di Ginosa (TA)
-
109 mm alla stazione meteo
dell’Aeronautica Militare di Gioia del Colle (BA
-
115 mm alla stazione meteo
dell’Aeronautica Militare di Taranto, (fonte Tv private)
Ma l’evento più intenso, dove sono
assenti pluviometri ufficiali, si è verificato nell’agro di Mottola
(387 m), Castellaneta (240 m), Palagiano (40 m) e Massafra (110 m) che
sono stati letteralmente investiti da una precipitazione molto intensa
che non conosce precedenti a memoria di persone anziane.
Alcune fonti, probabilmente provenienti da pluviometri privati,
riferiscono di totali fino a 300 mm di pioggia a Mottola.
A Castellaneta è crollata una parete rocciosa sul ponte sulla gravina
(canyon), ma non si sono verificati allagamenti in quanto il paese è
su una collina, lo stesso dicasi per Mottola e Massafra che hanno solo
visto, durante l’intensa precipitazione, le strade trasformarsi in
impetuosi torrenti e alcuni episodi di frane e smottamenti: sulla
SS100, nei pressi di Massafra, la furia delle acque, provenienti da
una gravina a nord-ovest dell’abitato, ha scalzato parte della sede
stradale, mentre grossi massi e detriti si sono riversati sulla SS7
Appia, interrompendo la circolazione per l’abitato di Palagiano.
Notevoli danni anche alla sede stradale della vecchia provinciale
Mottola-Palagiano
Sulla pianura sottostante è così defluita una grande quantità d’acqua,
oltre a quella meteorica, proveniente dalla collina di Mottola le cui
colate di fango e detriti erano visibili a chilometri di distanza, sul
crinale reso spoglio dai numerosi incendi.
Le conseguenze sono stati numerosi allagamenti alle abitazioni (in
alcuni punti più di 2 metri d’acqua a Palagiano) e strade trasformate
in torrenti d’acqua che trasportavano auto, frutta, vegetazione e
detriti di ogni genere.
Tracciando un’analisi in base alle testimonianze raccolte, Palagiano è
stata investita principalmente da tre grosse colate di acqua che si
sono riversate da nord-ovest, da nord e da nord-est del centro
abitato, seguendo il corso delle principali gravine e poi, in alcuni
tratti, la canalizzazione a opera delle rete stradale traiettoria
delle strade; non state sufficienti ad arginare tale deflusso le tre
importanti opere idriche eseguite 20 anni fa proprio per arginare
eventi del genere a monte di Palagiano (una canalizzazione a fianco
della massicciata della ferrovia Bari-Taranto, un'altra canalizzazione
a fianco dell’autostrada Bari-Taranto e, infine, una grossa
canalizzazione alla periferia nord di Palagiano lungo la SS7 Appia).
Molti quartieri hanno subito l’interruzione di energia elettrica per
una notte intera e numerose abitazioni hanno subito lesioni
strutturali che le hanno rese inagibili, tra cui un intero condominio
di circa 20 famiglie. Pure la rete viaria, compresa quella cittadina,
ha subito interruzioni o danni.
Intorno a Palagiano sono crollati due ponti stradali sulla SS106dir e
quello della intercomunale sul fiume Lato nei pressi di Castellaneta
Marina, che ha subito un parziale isolamento.
Danni alla linea ferroviaria Bari-Taranto per lo scalzamento dal
sedime ferroviario nei pressi della stazione ferroviaria di Palagiano.
Danni anche al centro balneare di Chiatona, isolata per il crollo del
ponte sulla diramazione della SS106dir che ne permette l’accesso al
centro abitato; la strada del sottopasso ferroviario è rimasta sotto 4
metri d’acqua e danni hanno subito le strutture di numerose ville che
sono costruite principalmente su terreno sabbioso. Numerosi quartieri
allagati anche nella città di Taranto. Il bilancio delle vittime è di
due morti e 20 feriti.
Danni ingenti all’agricoltura già tartassata dalla gelata del 7 aprile
e dalla grandinata di fine giugno. Nelle zone più depresse e nelle
conche l’incanalamento dell’acqua oltre a far saltare i ponti stradali
ha scalzato interi vigneti e piantagioni varie. L’erosione del
terreno, in gran parte sabbioso, ha creato profondi solchi e voragini;
diverse masserie sono state inondate, rimanendo isolate e costringendo
gli agricoltori a rifugiarsi sui tetti. Danni anche ai depositi
sotterranei di olio d’oliva di alcuni frantoi, così come sommersi
dall’acqua sono stati tutti i locali sotterranei di magazzini o
rimessaggio.
Sono state centinaia le chiamate ai Vigili del Fuoco; sul posto, oltre
al Corpo della Forestale, sono intervenuti avieri e uomini del Comando
del Dipartimento Marittimo dello Jonio e del Canale d’Otranto, per un
totale di 650 unità, con idrovore e ruspe. |