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LA PIENA DEL TORRENTE BISAGNO A GENOVA DEL 26 NOVEMBRE 2002
Roberto Pedemonte - SMI liguria - 5.12.2002
Gli episodi estremi di precipitazione che si sono verificati nell’area genovese il 24 e il 26 novembre 2002 sono, senza ombra di dubbio, degni di nota.

Dalle letture del pluviometro del Dipartimento di Ingegneria Ambientale, ubicato nel quartiere di Albaro, sulla sponda sinistra idrografica del Bisagno, annotiamo: precipitazioni nelle 24 ore. 171.8 mm il giorno 24 e 207.8 mm il giorno 26 rispettivamente cadute in 17 ore e 30 minuti e 13 ore.

Considerando le rilevazioni eseguite presso l’ex Istituto di Idraulica dell’Università di Genova (ora Dipartimento di Ingegneria Ambientale) dal 1990, e la serie storica dellOsservatorio dell’Università di Genova ubicato in Via Balbi, risalente al 1833, la misura di 207.8 mm, come dato giornaliero, è stata superata 9 volte di cui 7 nella seconda metà del XX secolo. Inoltre tale soglia dal 1990 è stata oltrepassata tre volte e precisamente nell’ottobre 1990 con 296.6 mm, e nel mese di settembre degli anni 1992 e 1993 rispettivamente con 428.8 mm e 351.0 mm. Si evidenzia quindi un ripetersi di tale evento più frequantemente negli anni a noi più vicini. La soglia di 171.8 mm/giorno, misurati il 24, dal 1833 è stata superata 16 volte, con una distribuzione nei seguenti mesi: Gennaio 1; Luglio 1; Agosto 1; Settembre 3; Ottobre 7; Novembre 3. Il periodo autunnale, escluso alcuni episodi, è quello nel quale si sono verificati questi eventi.


Torrente Bisagno (GE),  località Staglieno, ore 11 circa del 26 novembre 2002.
Alcune ore dopo la piena massima, il livello delle acque era già sceso di almeno un
metro e continuava a calare
(foto Mino Corazza)

Tornando alla recente piena del Bisagno, che ha raggiunto il culmine nelle prime ore del 26, è positivo ricordare che non si è trasformata in evento alluvionale nonostante alcune condizioni in atto potessero far considerare, agli organi preposti alla Protezione Civile, la possibilità di tale situazione. Sicuramente a ciò hanno contribuito le favorevoli condizioni meteomarine, che hanno consentito un normale deflusso delle acque alla foce e, verosimilmente (anche se non si posseggono dati di stazioni ubicate nella parte media e alta della valle), il mancato raggiungimento di livelli di precipitazione ancora più elevati, quali quelli che provocarono esondazioni verificatisi anche nel recente passato (ricordiamo che il valore di Portata Max ricavata nell’alluvione dell’ottobre 1970 per il Bisagno fu di 1070 m3/sec e la quantità di mm/giorno per la stazione dell’Università fu di 389.2, ma un valore di molto superiore fu registrato in altre stazioni vallive). Il livello delle acque in ambito cittadino durante il recente evento è sempre rimasto al di sotto del bordo dell’argine di circa due metri anche se alcuni rigurgiti dalla rete delle acque bianche hanno provocato l’allagamento di garage e fondi degli edifici limitrofi al letto del corso d’acqua e il franamento di alcune parti di argine principale.


Torrente Bisagno (GE),  località Staglieno 
Ore 11 circa del 26 novembre 2002
(foto Mino Corazza)

Un fatto da annotare è la persistenza di giorni piovosi che ha accompagnato il mese di novembre, dal giorno 11, senza soluzione di continuità. Da tale data infatti si sono verificate piogge quotidiane fino al 26, giorno nel quale si è misurato il massimo giornaliero. Dall’11 al 23 sono piovuti 236.4 mm con valori massimi giornalieri anche intorno ai 40 mm. Le straordinarie precipitazione del 24 (giorno nel quale i maggiori apposti pluviometrici si sono verificati nel levante della provincia, dove il torrente Rupinaro e il fiume Entella sono esondati in talune aree urbane di Chiavari), seguita da quelle del 25 (23.6 mm), e infine da quelle del 26, hanno trovato il terreno già saturo per le precipitazioni precedenti e quindi l’acqua di questi ultimi giorni ha incontrato condizioni del superficiali tali da consentire un ruscellamento veloce negli alvei dei fondovalle secondari e quindi nei torrenti principali. L’intensità massima di precipitazione a Genova si è avuta tra le 3.30 e le 4.00 del 26 con 62.8 mm/h. Tra le 9.30 e le 10.00 del giorno 24 l’intensità è risultata di 60.4 mm/h. La esiguità del bacino del Bisagno (93 km2), la brevità e la pendenza piuttosto accentuata del suo corso fino alle porte della città determinano un tempo di corrivazione molto breve (circa 5 ore), tale comunque da rendere difficile la previsione puntuale di un’onda di piena.

Uno sguardo merita anche il totale mensile delle piogge. In questo novembre sono caduti 667.0 mm in 20 giorni di pioggia. In pratica circa la metà delle precipitazioni medie annue per Genova. Tale valore rappresenta la massima misura per la stazione DIAM (record precedente ottobre 1990 con 643.0 mm). Non è tuttavia il record assoluto per Genova poiché nel novembre 1926 furono registrati 752.2 mm e nell’ottobre 1872 fu annotato il massimo mensile storico di 775.9 mm. Da notare che la stazione meteo del CMIRL, posta a breve distanza da quella qui considerata del DIAM, ha riportato un valore totale mensile di 754.4 mm con un massimo giornaliero di 240.8 mm il giorno 26.

Una parola merita essere spesa per come i mass media hanno trattato l’argomento. Non si può nascondere che l’episodio, anche in considerazione dei trascorsi, non possa aver destato preoccupazione sia nella cittadinanza che nelle autorità preposte alla salvaguardia della popolazione. 

Gli organi di protezione civile, a nostro modo di vedere, hanno operato correttamente quando hanno posto in opera misure preventive, atte ad affrontare una possibile esondazione, che hanno portato a emanare un avviso nel quale si valutava l’orario dell’onda di piena (tra le 12 e le 13), poi non verificatasi. Ma, dalle ore 14 del 26, dopo la totale cessazione delle precipitazioni, le indicazioni positive delle carte di previsione e il ritorno a livelli medio-alti delle acque del Bisagno, la proroga da parte delle Autorità della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per tutta la giornata successiva e per tutte le scuole del Comune risulta forse una misura eccessiva, anche se dovuta probabilmente a un eccesso di zelo. 

Altro discorso per giornali, radio e TV locali. Le emittenti radiotelevisive: hanno innescato un meccanismo di informazione in diretta consentendo l’intervento nelle trasmissioni a chicchessia, senza un minimo di verifica, procurando spesso allarme nella popolazione e affievolendo l’opera delle persone preposte alla protezione civile. Secondo illazioni emanate da anonimi cittadini su TV locali pareva, a un certo punto della mattinata, che il torrente fosse uscito dagli argini: annuncio non vero. L’elemento base di un organo di informazione tempestivo come la TV, per fornire notizie utili alla cittadinanza ed eventualmente alle Autorità, specialmente in casi particolari come quello riferito in queste note, è quello di verificare prima ciò che viene trasmesso, anche se indubbiamente non è sempre di facile attuazione, ed evitare comunque di dare adito alla gente di giungere a conclusioni errate, intralciando spesso l’opera degli Enti preposti. Un collegamento alla sala centrale di coordinamento della Protezione Civile, per esempio, sarebbe senz’altro più utile per fornire le corrette informazioni comportamentali alla cittadinanza e si eviterebbe di procurare inutili allarmismi, non dimenticando inoltre che una viziata comunicazione, qualunque essa sia, risulta sempre deleteria alla comunità. I giornali: titoli come “Bisagno Mostro” non sono utili a capire come stanno le cose, anzi. I corsi d’acqua non sono “mostri”, semmai sono gli uomini che detengono poca memoria; le piene avvengono da secoli, da millenni e continueranno a verificarsi in futuro: è necessario imparare dalle esperienze passate. Titoli del genere ne ricordano altri: “Curva Killer” o “Montagna Assassina”; ma forse il killer non è la curva, è piuttosto l’imbecille che corre veloce e l’assassina non è la montagna ma la responsabilità di eventi fatali dipende dal basso grado di preparazione o dalla superficialità con i quali si affrontano talvolta le forze della natura. 

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