logoverticale 3.gif (13804 byte)

Torna alla Home page
Torna indietro
Inviaci una email


RIVISTA DI METEOROLOGIA, CLIMA E GHIACCIAI
  

ATLANTE
DELLE NUBI

Poster 70x100 cm
posternubi.gif (22183 byte)

meteolabfrontipiccolo.gif (11746 byte)
METEOLAB CD
Corso multimediale di meteorologia

 EVENTI METEOROLOGICI 
LA DEPRESSIONE “NICOLE” E LE PIOGGE INTENSE DEL 5-6 GIUGNO 2002: I DISSESTI IDROGEOLOGICI DEL PASSATO
Domenico Tropeano, CNR-IRPI Torino* - 13 giugno 2002
Per dare un’idea della straordinaria ripetitività con cui tendono a manifestarsi fenomenologie analoghe di “dissesto idrogeologico” nel territorio di recente interessato dall’evento pluviometrico del 5 giugno 2002, si riportano, a stralci, alcuni passi di un testo “reportage” su interventi di studio direttamente effettuati dall’IRPI di Torino nel periodo 1976-1981, particolarmente “denso” di eventi, già oggetto di pubblicazione nel Volume “Eventi alluvionali e frane in Italia Settentrionale”, edito nel 1999 a cura di CNR/IRPI e GNDCI, a suo tempo inviato a tutti gli Enti territoriali del Nord Italia.
Non mancano riferimenti a eventi storici. Numerosi altri dati, in corso di elaborazione, andranno a costituire apposita Monografia di cui è prevista la pubblicazione nei prossimi mesi.

1976 
Per gli eventi atmosferici di ottobre e novembre si segnalarono, in Provincia di Vercelli, oltre a numerosi dissesti di lieve entità, un'ampia erosione spondale lungo il T. Ottina in località Bussolino (Villanova Biellese); a Rossa un piccolo franamento interruppe la provinciale per Cerva in Fraz. Salerio; a San Paolo Cervo una frana ostruì il rio Mortigliengo; a Sordevolo si ebbe una frana in sponda sinistra del rio Crattone in località Testor; a Occhieppo Inf. il T. Elvo provocò una profonda erosione in sinistra, all'altezza di Cascina Nuova, con esondazione nelle campagne di Ponderano e Borriana. A Ponderano fu scalzato l'argine lungo il T. Oremo in località C. Carboneri. A Massazza straripò il rio Valpitola; il T. Ingagna minacciò di esondare nel tratto attraversante l'abitato di Mongrando. A Quittengo straripò il rio Caudanetto; franamenti sparsi interruppero strade nelle valli Quargnasca, Strona, Ostola e Bisingana. A Cerrione si ebbe una gran piena del T. Olobbia, con minaccia per il ponte provinciale [GC VC].

1977, maggio 
Anche a seguito delle piogge di fine aprile, il 10 del mese nel Biellese, a Veglio lungo la strada per Camandona uno smottamento in terreni eluviali derivati da gabbrodioriti intensamente alterate minacciò una casa, e altri smottamenti interruppero strade in alta valle del Cervo, tra cui la Biella-Piedicavallo in località Ponte Sassaia, e in Val Strona di Cossato (P 57, P 75).

1977, ottobre 
Nel settore alpino, l'evento interessò parte delle valli Stura di Lanzo, Orco e Soana, della bassa Valle d'Aosta, delle alte valli del Cervo e del Sesia, la media Val Divedro, la bassa Val Toce.

Nella valle di Champorcher interruzioni stradali furono causate dall'alluvionamento da parte del R. Cougli in Fraz. Salleret nel Comune di Pont Bozet e, circa 2 km a valle, del T. Ruinaz, tributari di sinistra del T. Ayasse. Il settore inferiore destro della vallata fu particolarmente interessato dalla piena di vari tributari, quali il T. Brenve o Crest (soprattutto per l'apporto in sinistra del T. Fiotte e di un altro piccolo tributario poco a sud, e, in destra, quello del T. Fonse); il Rio Brion, incrementato da una frana in testata e da altre 5 a quote intermedie, quasi tutte in sinistra; il vallone che si origina a ovest di Bec St. Jean, con due frane alla testata; il Vallone Tena, anch'esso con alcune frane incanalate alla testata, a NE di Bec Cormoney.

Si registrò inoltre la piena del Rio Fer presso Donnas, in destra idrografica, che tuttavia non fuoruscì dall'alveo. Lungo il suo ramo sinistro (R. Fer della Moja) si ebbe una frana sotto Bec Cormoney e altre tre frane caddero a sud della Fraz. Cormoney. Anche il Rio Pramotton fu in piena, ma senza conseguenze di rilievo.

In Biellese, la provinciale Mongrando-Borriana in reg. Maghetto fu intransitabile per ostruzione dei ponticelli sull'Elvo. In Val Cervo, a seguito di piena torrentizia si ebbero allagamenti di case a Piedicavallo, Montesinaro, Rosazza; a Campiglia, frane asportarono a tratti la provinciale per San Paolo Cervo, altre frane si ebbero in reg. Rore e Valmosca. La piena del Cervo, a valle di Biella, scalzò e semidistrusse la traversa del ponte tra Candelo e Vigliano. Frane sparse ostruirono la rete viaria locale, come a Graglia, Occhieppo Inf., Quittengo, Bioglio, Coggiola [GC VC].

L'ammontare complessivo dei danni lungo la rete stradale provinciale di Vercelli (oggi in parte Provincia di Biella) fu di quasi tre miliardi di lire [RP].

1979, ottobre
Il giorno 14 si ebbero, in Piemonte, dissesti localizzati ma di una certa gravità.

L'ammontare complessivo dei danni in Val d'Ossola fu stimato in 3,5 miliardi di lire per i soli primi interventi di soccorso [RP 1986].

In Val Sesia, sul versante sinistro presso Borgosesia la zona più colpita risultò quella a E-NE del Capoluogo, tra le località Rozzo, Cadegatti e Cellio (circa 6 km²). Il T. Pianezze disalveò nel centro abitato di Borgosesia, alluvionando edifici e interrompendo il transito [IRPI].

Analoghi fenomeni di dissesto si osservarono in Valle Strona di Omegna e in Val Sessera. Nei comuni di Pray e Crevacuore alcune abitazioni furono seriamente danneggiate da alluvionamenti prodotti da piccoli tributari del T. Sessera, così come era accaduto nel novembre 1968. Il corso d’acqua principale provocò erosioni e trasporto cospicuo di detriti.

Precedenti piene del Sessera degne di nota si verificarono nel 1868 (P 41), nel 1878 (P 16), il 23 maggio 1908, quando furono devastati opifici a Pianceri e Coggiola (P 41), il 5 ottobre 1924 (crollo del ponte di Crevacuore) [GC NO], il 27 giugno 1927, con invasione di uno stabilimento a Pianceri (P 44), il 26 ottobre 1928, con abbattimento del ponte al rondò di Bornate (P 56), nel 1951 e 1968. La ricorrenza media di tali piene risulta di 14 anni.

Lungo i torrenti Elvo e Cervo, anch'essi in piena, si accentuarono processi erosivi sul fondo e fenomeni di instabilità delle sponde, a conferma di una tendenza evolutiva innescatasi pochi anni prima. Sul T. Elvo crollò, per cedimento di una pila, il vecchio ponte di Salussola, mentre sul T. Cervo fu aggirata e sifonata la traversa appena ultimata per il costruendo nuovo ponte di Candelo, in sostituzione del precedente, lesionato nelle fondazioni per la piena dell'ottobre 1977.

Nel tronco tra Biella e Candelo e per vari km a valle, la sovraincisione d'alveo del Cervo conseguì effetti spettacolari, comportando addirittura l'esumazione del substrato pliocenico su scala estesa. Il canale di deflusso, nel volgere di una quindicina d'anni, da un modello a canali multipli era passato a unicursale, approfondendosi mediamente di 3-4 metri, con punte di oltre 8 m.

Il precedente modello era invece rimasto pressoché invariato nei secoli precedenti, come attestano gli Atti di visita per corrosione, condotta nei territori di Biella e Candelo negli anni 1726-27, riferentisi ai "gran danni causati (dall'inondazione dell'autunno 1725)... havendo detto fiume cangiato lo alveo suo naturale, e formatisi diversi brachij... ed in alcuni luoghi rimasti come stagnanti... con danno notabile de Particolari... nella reggione dell'Isola, o sij airali esistente ne confini del luogo di Candelo, e di Vigliano... le Rippe fiancheggianti (il corso d'acqua) rovinate e svalancate" [51, 58].

Anche l'Elvo è noto, sin da tempi remoti, per i facili straripamenti specie nei territori di Casanova Elvo e Carisio; relative notizie rimontano alle piene del 16-17 ottobre 1610 e del 1612. Una visita condotta nel dicembre di quell'anno in territorio di Casanova rileva come "dette inondationi vengono ispesso et quasi ogni anno, et due, o tre volte l'anno come è occorso il presente anno che ha fatto due cresciute straordinarie... ha portato via et demolito molte case... tanto dentro del luogo come fuori in campagne" [63].

Il 13-15 settembre 1810, "i dintorni di Vercelli e la maggior parte della pianura del Sesia sono stati preda dei torrenti, gonfi per le continue piogge, e per una fusione straordinaria delle nevi. La caduta della pioggia nelle prime 24 ore è stata tremenda, e come nei più forti temporali. Non si subivano da 35 anni circa inondazioni così repentine, così generali e pure disastrose. Il Cervo e l'Elvo hanno straripato al punto di riunire le loro acque in alcuni punti: hanno travolto case, bestiame, raccolti" (P 61). Altro straripamento dell'Elvo si ha il 19 maggio 1827 (P 16). Il 22 ottobre 1851 è daneggiato dalla piena dell'Elvo il ponte di Salussola (P 44). Il 21 ottobre 1857 l'Elvo distrugge i due archi del ponte provinciale di Salussola; a Cerrione "il torrente Olobbia distrusse cinque molini e una fucina" (P 44, P 64). Il 14 luglio 1858 l'Elvo straripa a Salussola, danneggiando un ponte (P 44). Il 20 ottobre 1872 l'Elvo straripa a Casanova (P 44).

Il 7-8 novembre 1906 straripano il Cervo e l'Elvo a Quinto Vercellese (P 57). Altro straripamento dell'Elvo si ha il 2 luglio 1907 (P 44). Il 6 ottobre 1907 l'Elvo allaga nuovamente Casanova (P 44), il 25 ottobre 1907 straripa a Salussola (P 44), come pure il 30 ottobre 1914, con distruzione di un ponte (P 44). Nella piena del 30 maggio 1917 l'Elvo sommerge un lungo tratto della provinciale presso Quinto Vercellese (P 44). Il 14-15 maggio 1926 straripa il Sesia a Vercelli, l'Elvo e il Cervo a Quinto, Oldenico e Casanova. Il 21 giugno 1932 crolla il ponte sull'Elvo tra Carisio e Buronzo, il Cervo asporta la strada per Albano Vercellese. (P 44). Altro straripamento dell'Elvo avviene il 6 agosto 1939. Nelle piene di primavera 1959, l'Olobbia presso Cerrione "aveva rotto in più punti, cambiando addirittura percorso... Una trentina di aziende risultò danneggiata seriamente" (P 44).

Da quanto sopra consegue che i casi di straripamento lungo i torrenti Cervo ed Elvo si sono in media succeduti ogni 8-9 anni.

Nel Biellese Occidentale, oltre a varie interruzioni stradali per franamenti sparsi si ampliò un'erosione spondale in sinistra del T. Olobbia presso Magnano Cerrione [IRPI]. Franamenti isolati di terriccio e cedimenti di muri stradali interruppero saltuariamente la viabilità provinciale nel Vercellese, come presso Sordevolo, Pettinengo, Magnano Cerrione, e in Val Mastallone [IRPI 779b/15].

 

1981, settembre 
Il giorno 22, in alta Val Cervo, alla piena dell'asta principale contribuirono i torrenti Mologna, poco a sud di Piedicavallo, e Gervas, tributario destro, ai quali si aggiunse, con violenta attività erosiva e di trasporto solido, un altro affluente appena a monte. Da sinistra, decisivo fu il contributo del R. Chiobbia, incrementato dal suo affluente sinistro R. Valdescola, arricchito a sua volta dall'apporto solido in massa di due tributari di sinistra a NW di Cima Portiole. Nell'alveo del Chiobbia, sovralluvionato di 3-4 m, furono mobilizzati blocchi sino a 8-9 m³ per un volume stimato di circa 900 m³. In comune di Rosazza, la piena del T. Pragnetta fu soprattutto alimentata, nell'alto bacino, da un tributario di sinistra che produsse forti erosioni; per disalveamento in sponda destra fu interrotta la strada in località Ponte Balma e Ponte Pedriolo. Più a valle lungo il Cervo, una frana presso la testata del Rio di Bele ne esaltò la piena; furono parzialmente asportati materiali di riporto accumulati a quota intermedia nell'incisione valliva, e i detriti furono ridistribuiti per un certo tratto d'alveo, senza però provocare danni al fondovalle.

Il T. Pragnetta è stato oggetto, con altri torrenti costituenti il Bacino Montano del Cervo, di interventi di sistemazione idraulica e idraulico-forestale, ai sensi di un verbale in data 12 apr. 1930. Per mancanza di fondi, si diede pratica attuazione solo a partire dagli anni 1946-47. Gli interventi si appuntarono sulla stabilizzazione di un versante in frana alla destra del T. Pragnetta, scalzato al piede dal medesimo, e alcuni anni dopo sull'esecuzione di opere analoghe in destra del R. Valdescola [155].

In Valsesia, numerosi piccoli affluenti tra Dughera e Rassa depositarono modeste quantità di materiali; lungo il Croso dell'Orso si ebbe trasporto in massa di detriti, in gran parte contenuto entro le briglie; l'ingente accumulo di sedimenti nell'alveo del T. Sorba obbligò il corso d’acqua a sormontare un tratto di strada a fianco del ponte di Rassa. Appena a monte dell'abitato, lambito dal torrente in piena, si produssero erosioni in sponda sinistra [IRPI].

Questa volta, fortunatamente, l'abitato di Rassa non patì danni per distruzione di case, come invece altre volte accaduto, ad esempio il 13-14 ottobre 1755. Nel 1840 il T. Sorba distrusse vari tratti di strada e asportò i ponti in legno [8]. Il 3 agosto 1934 le abitazioni di Rassa furono un'altra volta minacciate dal T. Sorba (P 36, P 44), come ancora, molto più di recente, nell'agosto 1978.

Lungo il Mastallone, a monte del ponte per Cervetto fu asportato un grosso muro d'argine in pietrame con interruzione della strada per Boco. Un cospicuo alluvionamento si produsse nell'area di conoide del Croso del Bolé, a valle di Campertogno, con conseguente interruzione della Statale, come già avvenuto nell'agosto 1978. Sull'opposto versante, a N di Quare, altri due piccoli tributari scaricarono detriti nei prati sottostanti, raggiungendo l'alveo del Sesia. La strada fu pure interrotta all'ingresso in Campertogno per lo straripamento del Croso dell'Eva. Si osservarono pure sporadici soil slip.

Nella regione centro-settentrionale della provincia di Novara, la quantità di pioggia caduta in 48 ore, nei giorni 22 e 23, nelle varie stazioni di misura, fu mediamente valutata in 50-160 mm in alta Valle d'Ossola, in 350-370 mm nel triangolo Mergozzo-Verbania-Omegna, con punta massima, a Omegna, di 260 mm in 20 ore, tra le ore 22 del giorno 21 e le ore 18 del successivo [GC NO]: intorno le 22.40 del giorno 22 straripò il Toce in sponda sinistra, da Prata a Masone (Comune di Vogogna).

Il giorno 26, in Valle Cervo, si replicò la piena del T. Chiobbia, con aggravamento dei danni in sponda destra ove l'erosione giunse ai piedi della parete che sostiene l'abitato di Montesinaro; 300 m a valle furono asportate due case. Subito a valle del ponte di Pinchiolo, in Comune di Rosazza, il Chiobbia unito al Cervo asportò in destra 200 m di strada adiacente al ponte suddetto.

I fenomeni su descritti ricorrono con una certa periodicità. Il 26 settembre 1666 il Cervo "distrusse tutto un quartiere" (ventun case) attiguo a Piedicavallo (68). Il 27 settembre 1827 una piena dei torrenti Cervo, Chiobbia, Rosazza e Mologna provocò gravi danni ad abitazioni, strade e provocò il crollo di ponti, tra cui quello sul T. Pragnetta a Rosazza [130] (68).

Gli eventi di piena del periodo compreso tra il 1827 e il 1885 sono registrati in un manoscritto inedito, a tratti qui testualmente riportato. Nel 1839 "per mezo di un'altra piena anche fuori di limite (il Pragnetta) ha portato via il tratto di strada a partire a pocha distanza delle ultime case della frazione Pistoletto Borgata Rosazza, fino anche a piccola distanza del primo scalone che mette alle case Vittone, minacciando anche il cimiterio cioè il primo che si fece che occupava il medesimo suolo che tutora e ocupato dalla chiesa parrochiale, menaciata dal torrente pragnetta... Nel 1841 sucedette altra piena che cagionò la famosa frana nel rivo detto del Grametto che scorre in mezo alle cassine delle piane di Beccara, portando via per intero di dette cascine e varie frantumate. La sudetta frana esendo venuta fino nel torrente Rosazza che fece un cumulo imenso di pietrame che per quanto fosse forte l'impeto della piena non ebbe forza tale di fermare per alcune minuti il corso dell'aqua, nell'aprirsi il passaggio, si fece l'intero letto nel torrente Rosazza mettendo tuttafatto il corso del pragnetta come esiste oggi giorno, questa fu succeduta in primavera... Nell'autunno, un'altra piena asportò il ponte di Rialmosso... . "Il giorno 17 agosto 1868 cadeva dirottissima pioggia cagionando una piena straordinaria che riuscì a devastare gli orti... Li 2 e 3 ottobre dello stesso anno la buffera diede una replica che cagionò nuova piena più accanita della prima" che minacciò le fondamenta di alcuni fabbricati... Al estate del 1882 e venuta una piena assai notabile in non più di un quarto di ora di tempo... l'impeto del uragano era furioso a tal segno che meteva tant'aqua dalle finestre da non potere rimanere salvi in chiesa... e fece un cummolo di pietrame assai grosso per tutto il tratto del rivo Pragnetta partendo dal ponte sino in faccia alla botega da fabro... lo slancio dell'acqua arivava... nell'ortone valicando la diga costruita nel 1871... Nel 1885 li 29 agosto dalle ore otto alle nove di sera, dietro una dirotta pioggia, quasi momentanea cagionò una piena straordinaria che scavò sotto la fondazione della diga in fondo al rivo Grametto... con devastazione di orti e prati” [130]. I torrenti Mologna e Pragnetta strariparono, con distruzione di alcune case a Piedicavallo (214).

Il 13 ottobre 1910 il Mologna a Piedicavallo distrusse 300 m di mulattiera, il ponte in ferro del Valiet, l'acquedotto, il ponte in pietra del Chioso [Pref. NO]; il T. Pragnetta asportò il parapetto e parte del ponte di Rosazza (214). Il 5 maggio 1914 fu distrutto un buon tratto della strada di circonvallazione di Rosazza e nuovamente il ponte sul Pragnetta (214). Il 29 maggio 1923 il Cervo al Pinchiolo (Piedicavallo) mise allo scoperto le fondamenta di più case, provocò il crollo del ponte, asportò in parte la strada provinciale e la piazza del paese a Rosazza, con pericolo per le case adiacenti [MIN LL PP 1924] (214, p 21). Nel 1931 si registra un'altra piena al Ponte Pinchiolo (214). Nel settembre 1948 vi fu una piena del Chiobbia, con disalveamento in destra Pinchiolo e danni vari a Montesinaro [GC VC 1950].

L'8 novembre 1951 l'alta Val Cervo è colpita da franamenti e sono travolte le opere di regimazione e difesa idraulica [GC VC 1953]. Nell'aprile 1956, a seguito delle "persistenti piogge alluvionali delle settimane scorse", la strada Piedicavallo-Montesinaro è ostruita da molte frane [GC VC]. Il 12-14 giugno 1957 il T. Pragnetta provoca danni alla strada che lo fiancheggia a Rosazza [GC VC 1959]. Il 22-24 agosto 1965 il Chiobbia asporta opere di difesa idraulica [GC VC]. Infine, il 2-3 novembre 1968 la piena del Cervo danneggia le opere di trattenuta nei pressi di Rosazza [GC VC 1969].

Conclusioni
Dalla cronologia sintetica su riportata si deduce che la ricorrenza media dei fenomeni di dissesto derivanti da piene nell'alta Val Cervo è di appena 8-9 anni.

 

* Domenico Tropeano è Direttore dell'Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica nel Bacino Padano del CNR di Torino. 
Sede: Strada delle Cacce 73, 10135 Torino
Tel: 011 39771, 011 343428
Email: [email protected]


CNR-Irpi Torino

     

Torna ad inizio articolo

Torna all'indice 

 


Torna indietro

Guida al   sito    |    Contattaci    |    Segnala il sito    |   Credits    |   Copyrights