1976
Per gli eventi atmosferici di ottobre e novembre si
segnalarono, in Provincia di Vercelli, oltre a numerosi dissesti di
lieve entità, un'ampia erosione spondale lungo il T. Ottina in
località Bussolino (Villanova Biellese); a Rossa un piccolo
franamento interruppe la provinciale per Cerva in Fraz. Salerio; a San
Paolo Cervo una frana ostruì il rio Mortigliengo; a Sordevolo si ebbe
una frana in sponda sinistra del rio Crattone in località Testor; a
Occhieppo Inf. il T. Elvo provocò una profonda erosione in sinistra,
all'altezza di Cascina Nuova, con esondazione nelle campagne di
Ponderano e Borriana. A Ponderano fu scalzato l'argine lungo il T.
Oremo in località C. Carboneri. A Massazza straripò il rio Valpitola;
il T. Ingagna minacciò di esondare nel tratto attraversante l'abitato
di Mongrando. A Quittengo straripò il rio Caudanetto; franamenti
sparsi interruppero strade nelle valli Quargnasca, Strona, Ostola e
Bisingana. A Cerrione si ebbe una gran piena del T. Olobbia, con
minaccia per il ponte provinciale [GC VC].
1977, maggio
Anche a seguito delle piogge di fine aprile, il 10 del mese nel
Biellese, a Veglio lungo la strada per Camandona uno smottamento in
terreni eluviali derivati da gabbrodioriti intensamente alterate
minacciò una casa, e altri smottamenti interruppero strade in alta
valle del Cervo, tra cui la Biella-Piedicavallo in località Ponte
Sassaia, e in Val Strona di Cossato (P 57, P 75).
1977,
ottobre
Nel settore alpino, l'evento interessò parte delle valli Stura di
Lanzo, Orco e Soana, della bassa Valle d'Aosta, delle alte valli del
Cervo e del Sesia, la media Val Divedro, la bassa Val Toce.
Nella
valle di Champorcher interruzioni stradali furono causate dall'alluvionamento
da parte del R. Cougli in Fraz. Salleret nel Comune di Pont Bozet e,
circa 2 km a valle, del T. Ruinaz, tributari di sinistra del T. Ayasse.
Il settore inferiore destro della vallata fu particolarmente
interessato dalla piena di vari tributari, quali il T. Brenve o Crest
(soprattutto per l'apporto in sinistra del T. Fiotte e di un altro
piccolo tributario poco a sud, e, in destra, quello del T. Fonse); il
Rio Brion, incrementato da una frana in testata e da altre 5 a quote
intermedie, quasi tutte in sinistra; il vallone che si origina a ovest
di Bec St. Jean, con due frane alla testata; il Vallone Tena,
anch'esso con alcune frane incanalate alla testata, a NE di Bec
Cormoney.
Si
registrò inoltre la piena del Rio Fer presso Donnas, in destra
idrografica, che tuttavia non fuoruscì dall'alveo. Lungo il suo ramo
sinistro (R. Fer della Moja) si ebbe una frana sotto Bec Cormoney e
altre tre frane caddero a sud della Fraz. Cormoney. Anche il Rio
Pramotton fu in piena, ma senza conseguenze di rilievo.
In
Biellese, la provinciale Mongrando-Borriana in reg. Maghetto fu
intransitabile per ostruzione dei ponticelli sull'Elvo. In Val Cervo,
a seguito di piena torrentizia si ebbero allagamenti di case a
Piedicavallo, Montesinaro, Rosazza; a Campiglia, frane asportarono a
tratti la provinciale per San Paolo Cervo, altre frane si ebbero in
reg. Rore e Valmosca. La piena del Cervo, a valle di Biella, scalzò e
semidistrusse la traversa del ponte tra Candelo e Vigliano. Frane
sparse ostruirono la rete viaria locale, come a Graglia, Occhieppo
Inf., Quittengo, Bioglio, Coggiola [GC VC].
L'ammontare
complessivo dei danni lungo la rete stradale provinciale di Vercelli
(oggi in parte Provincia di Biella) fu di quasi tre miliardi di lire
[RP].
1979,
ottobre
Il giorno 14 si ebbero, in Piemonte, dissesti localizzati
ma di una certa gravità.
L'ammontare
complessivo dei danni in Val d'Ossola fu stimato in 3,5 miliardi di
lire per i soli primi interventi di soccorso [RP 1986].
In Val
Sesia, sul versante sinistro presso Borgosesia la zona più colpita
risultò quella a E-NE del Capoluogo, tra le località Rozzo,
Cadegatti e Cellio (circa 6 km²). Il T. Pianezze disalveò nel centro
abitato di Borgosesia, alluvionando edifici e interrompendo il
transito [IRPI].
Analoghi
fenomeni di dissesto si osservarono in Valle Strona di Omegna e in Val
Sessera. Nei comuni di Pray e Crevacuore alcune abitazioni furono
seriamente danneggiate da alluvionamenti prodotti da piccoli tributari
del T. Sessera, così come era accaduto nel novembre 1968. Il corso
d’acqua principale provocò erosioni e trasporto cospicuo di
detriti.
Precedenti
piene del Sessera degne di nota si verificarono nel 1868 (P 41), nel
1878 (P 16), il 23 maggio 1908, quando furono devastati opifici a
Pianceri e Coggiola (P 41), il 5 ottobre 1924 (crollo del ponte di
Crevacuore) [GC NO], il 27 giugno 1927, con invasione di uno
stabilimento a Pianceri (P 44), il 26 ottobre 1928, con abbattimento
del ponte al rondò di Bornate (P 56), nel 1951 e 1968. La ricorrenza
media di tali piene risulta di 14 anni.
Lungo i
torrenti Elvo e Cervo, anch'essi in piena, si accentuarono processi
erosivi sul fondo e fenomeni di instabilità delle sponde, a conferma
di una tendenza evolutiva innescatasi pochi anni prima. Sul T. Elvo
crollò, per cedimento di una pila, il vecchio ponte di Salussola,
mentre sul T. Cervo fu aggirata e sifonata la traversa appena ultimata
per il costruendo nuovo ponte di Candelo, in sostituzione del
precedente, lesionato nelle fondazioni per la piena dell'ottobre 1977.
Nel
tronco tra Biella e Candelo e per vari km a valle, la sovraincisione
d'alveo del Cervo conseguì effetti spettacolari, comportando
addirittura l'esumazione del substrato pliocenico su scala estesa. Il
canale di deflusso, nel volgere di una quindicina d'anni, da un
modello a canali multipli era passato a unicursale, approfondendosi
mediamente di 3-4 metri, con punte di oltre 8 m.
Il
precedente modello era invece rimasto pressoché invariato nei secoli
precedenti, come attestano gli Atti
di visita per corrosione, condotta nei territori di Biella e Candelo negli
anni 1726-27, riferentisi ai "gran danni causati
(dall'inondazione dell'autunno 1725)... havendo detto fiume cangiato
lo alveo suo naturale, e formatisi diversi brachij... ed in alcuni
luoghi rimasti come stagnanti... con danno notabile de Particolari...
nella reggione dell'Isola, o sij airali esistente ne confini del luogo
di Candelo, e di Vigliano... le Rippe fiancheggianti (il corso
d'acqua) rovinate e svalancate" [51, 58].
Anche
l'Elvo è noto, sin da tempi remoti, per i facili straripamenti specie
nei territori di Casanova Elvo e Carisio; relative notizie rimontano
alle piene del 16-17 ottobre 1610 e del 1612. Una visita condotta nel
dicembre di quell'anno in territorio di Casanova rileva come
"dette inondationi vengono ispesso et quasi ogni anno, et due, o
tre volte l'anno come è occorso il presente anno che ha fatto due
cresciute straordinarie... ha portato via et demolito molte case...
tanto dentro del luogo come fuori in campagne" [63].
Il
13-15 settembre 1810, "i dintorni di Vercelli e la maggior parte
della pianura del Sesia sono stati preda dei torrenti, gonfi per le
continue piogge, e per una fusione straordinaria delle nevi. La caduta
della pioggia nelle prime 24 ore è stata tremenda, e come nei più
forti temporali. Non si subivano da 35 anni circa inondazioni così
repentine, così generali e pure disastrose. Il Cervo e l'Elvo hanno
straripato al punto di riunire le loro acque in alcuni punti: hanno
travolto case, bestiame, raccolti" (P 61). Altro straripamento
dell'Elvo si ha il 19 maggio 1827 (P 16). Il 22 ottobre 1851 è
daneggiato dalla piena dell'Elvo il ponte di Salussola (P 44). Il 21
ottobre 1857 l'Elvo distrugge i due archi del ponte provinciale di
Salussola; a Cerrione "il torrente Olobbia distrusse cinque
molini e una fucina" (P 44, P 64). Il 14 luglio 1858 l'Elvo
straripa a Salussola, danneggiando un ponte (P 44). Il 20 ottobre 1872
l'Elvo straripa a Casanova (P 44).
Il 7-8
novembre 1906 straripano il Cervo e l'Elvo a Quinto Vercellese (P 57).
Altro straripamento dell'Elvo si ha il 2 luglio 1907 (P 44). Il 6
ottobre 1907 l'Elvo allaga nuovamente Casanova (P 44), il 25 ottobre
1907 straripa a Salussola (P 44), come pure il 30 ottobre 1914, con
distruzione di un ponte (P 44). Nella piena del 30 maggio 1917 l'Elvo
sommerge un lungo tratto della provinciale presso Quinto Vercellese (P
44). Il 14-15 maggio 1926 straripa il Sesia a Vercelli, l'Elvo e il
Cervo a Quinto, Oldenico e Casanova. Il 21 giugno 1932 crolla il ponte
sull'Elvo tra Carisio e Buronzo, il Cervo asporta la strada per Albano
Vercellese. (P 44). Altro straripamento dell'Elvo avviene il 6 agosto
1939. Nelle piene di primavera 1959, l'Olobbia presso Cerrione
"aveva rotto in più punti, cambiando addirittura percorso... Una
trentina di aziende risultò danneggiata seriamente" (P 44).
Da
quanto sopra consegue che i casi di straripamento lungo i torrenti
Cervo ed Elvo si sono in media succeduti ogni 8-9 anni.
Nel
Biellese Occidentale, oltre a varie interruzioni stradali per
franamenti sparsi si ampliò un'erosione spondale in sinistra del T.
Olobbia presso Magnano Cerrione [IRPI]. Franamenti isolati di
terriccio e cedimenti di muri stradali interruppero saltuariamente la
viabilità provinciale nel Vercellese, come presso Sordevolo,
Pettinengo, Magnano Cerrione, e in Val Mastallone [IRPI 779b/15].
1981,
settembre
Il giorno 22, in alta Val Cervo, alla piena dell'asta principale
contribuirono i torrenti Mologna, poco a sud di Piedicavallo, e Gervas,
tributario destro, ai quali si aggiunse, con violenta attività
erosiva e di trasporto solido, un altro affluente appena a monte. Da
sinistra, decisivo fu il contributo del R. Chiobbia, incrementato dal
suo affluente sinistro R. Valdescola, arricchito a sua volta
dall'apporto solido in massa di due tributari di sinistra a NW di Cima
Portiole. Nell'alveo del Chiobbia, sovralluvionato di 3-4 m, furono
mobilizzati blocchi sino a 8-9 m³ per un volume stimato di circa 900
m³. In comune di Rosazza, la piena del T. Pragnetta fu soprattutto
alimentata, nell'alto bacino, da un tributario di sinistra che
produsse forti erosioni; per disalveamento in sponda destra fu
interrotta la strada in località Ponte Balma e Ponte Pedriolo. Più a
valle lungo il Cervo, una frana presso la testata del Rio di Bele ne
esaltò la piena; furono parzialmente asportati materiali di riporto
accumulati a quota intermedia nell'incisione valliva, e i detriti
furono ridistribuiti per un certo tratto d'alveo, senza però
provocare danni al fondovalle.
Il T.
Pragnetta è stato oggetto, con altri torrenti costituenti il Bacino
Montano del Cervo, di interventi di sistemazione idraulica e
idraulico-forestale, ai sensi di un verbale in data 12 apr. 1930. Per
mancanza di fondi, si diede pratica attuazione solo a partire dagli
anni 1946-47. Gli interventi si appuntarono sulla stabilizzazione di
un versante in frana alla destra del T. Pragnetta, scalzato al piede
dal medesimo, e alcuni anni dopo sull'esecuzione di opere analoghe in
destra del R. Valdescola [155].
In
Valsesia, numerosi piccoli affluenti tra Dughera e Rassa depositarono
modeste quantità di materiali; lungo il Croso dell'Orso si ebbe
trasporto in massa di detriti, in gran parte contenuto entro le
briglie; l'ingente accumulo di sedimenti nell'alveo del T. Sorba
obbligò il corso d’acqua a sormontare un tratto di strada a fianco
del ponte di Rassa. Appena a monte dell'abitato, lambito dal torrente
in piena, si produssero erosioni in sponda sinistra [IRPI].
Questa
volta, fortunatamente, l'abitato di Rassa non patì danni per
distruzione di case, come invece altre volte accaduto, ad esempio il
13-14 ottobre 1755. Nel 1840 il T. Sorba distrusse vari tratti di
strada e asportò i ponti in legno [8]. Il 3 agosto 1934 le abitazioni
di Rassa furono un'altra volta minacciate dal T. Sorba (P 36, P 44),
come ancora, molto più di recente, nell'agosto 1978.
Lungo
il Mastallone, a monte del ponte per Cervetto fu asportato un grosso
muro d'argine in pietrame con interruzione della strada per Boco. Un
cospicuo alluvionamento si produsse nell'area di conoide del Croso del
Bolé, a valle di Campertogno, con conseguente interruzione della
Statale, come già avvenuto nell'agosto 1978. Sull'opposto versante, a
N di Quare, altri due piccoli tributari scaricarono detriti nei prati
sottostanti, raggiungendo l'alveo del Sesia. La strada fu pure
interrotta all'ingresso in Campertogno per lo straripamento del Croso
dell'Eva. Si osservarono pure sporadici soil
slip.
Nella
regione centro-settentrionale della provincia di Novara, la quantità
di pioggia caduta in 48 ore, nei giorni 22 e 23, nelle varie stazioni
di misura, fu mediamente valutata in 50-160 mm in alta Valle d'Ossola,
in 350-370 mm nel triangolo Mergozzo-Verbania-Omegna, con punta
massima, a Omegna, di 260 mm in 20 ore, tra le ore 22 del giorno 21 e
le ore 18 del successivo [GC NO]: intorno le 22.40 del giorno 22
straripò il Toce in sponda sinistra, da Prata a Masone (Comune di
Vogogna).
Il
giorno 26, in Valle Cervo, si replicò la piena del T. Chiobbia, con
aggravamento dei danni in sponda destra ove l'erosione giunse ai piedi
della parete che sostiene l'abitato di Montesinaro; 300 m a valle
furono asportate due case. Subito a valle del ponte di Pinchiolo, in
Comune di Rosazza, il Chiobbia unito al Cervo asportò in destra 200 m
di strada adiacente al ponte suddetto.
I
fenomeni su descritti ricorrono con una certa periodicità. Il 26
settembre 1666 il Cervo "distrusse tutto un quartiere" (ventun
case) attiguo a Piedicavallo (68). Il 27 settembre 1827 una piena dei
torrenti Cervo, Chiobbia, Rosazza e Mologna provocò gravi danni ad
abitazioni, strade e provocò il crollo di ponti, tra cui quello sul
T. Pragnetta a Rosazza [130] (68).
Gli
eventi di piena del periodo compreso tra il 1827 e il 1885 sono
registrati in un manoscritto inedito, a tratti qui testualmente
riportato. Nel 1839 "per mezo di un'altra piena anche fuori di
limite (il Pragnetta) ha portato via il tratto di strada a partire a
pocha distanza delle ultime case della frazione Pistoletto Borgata
Rosazza, fino anche a piccola distanza del primo scalone che mette
alle case Vittone, minacciando anche il cimiterio cioè il primo che
si fece che occupava il medesimo suolo che tutora e ocupato dalla
chiesa parrochiale, menaciata dal torrente pragnetta... Nel 1841
sucedette altra piena che cagionò la famosa frana nel rivo detto del
Grametto che scorre in mezo alle cassine delle piane di Beccara,
portando via per intero di dette cascine e varie frantumate. La
sudetta frana esendo venuta fino nel torrente Rosazza che fece un
cumulo imenso di pietrame che per quanto fosse forte l'impeto della
piena non ebbe forza tale di fermare per alcune minuti il corso dell'aqua,
nell'aprirsi il passaggio, si fece l'intero letto nel torrente Rosazza
mettendo tuttafatto il corso del pragnetta come esiste oggi giorno,
questa fu succeduta in primavera... Nell'autunno, un'altra piena
asportò il ponte di Rialmosso... . "Il giorno 17 agosto 1868
cadeva dirottissima pioggia cagionando una piena straordinaria che
riuscì a devastare gli orti... Li 2 e 3 ottobre dello stesso anno la
buffera diede una replica che cagionò nuova piena più accanita della
prima" che minacciò le fondamenta di alcuni fabbricati... Al
estate del 1882 e venuta una piena assai notabile in non più di un
quarto di ora di tempo... l'impeto del uragano era furioso a tal segno
che meteva tant'aqua dalle finestre da non potere rimanere salvi in
chiesa... e fece un cummolo di pietrame assai grosso per tutto il
tratto del rivo Pragnetta partendo dal ponte sino in faccia alla
botega da fabro... lo slancio dell'acqua arivava... nell'ortone
valicando la diga costruita nel 1871... Nel 1885 li 29 agosto dalle
ore otto alle nove di sera, dietro una dirotta pioggia, quasi
momentanea cagionò una piena straordinaria che scavò sotto la
fondazione della diga in fondo al rivo Grametto... con devastazione di
orti e prati” [130]. I torrenti Mologna e Pragnetta strariparono,
con distruzione di alcune case a Piedicavallo (214).
Il 13
ottobre 1910 il Mologna a Piedicavallo distrusse 300 m di mulattiera,
il ponte in ferro del Valiet, l'acquedotto, il ponte in pietra del
Chioso [Pref. NO]; il T. Pragnetta asportò il parapetto e parte del
ponte di Rosazza (214). Il 5 maggio 1914 fu distrutto un buon tratto
della strada di circonvallazione di Rosazza e nuovamente il ponte sul
Pragnetta (214). Il 29 maggio 1923 il Cervo al Pinchiolo (Piedicavallo)
mise allo scoperto le fondamenta di più case, provocò il crollo del
ponte, asportò in parte la strada provinciale e la piazza del paese a
Rosazza, con pericolo per le case adiacenti [MIN LL PP 1924] (214, p
21). Nel 1931 si registra un'altra piena al Ponte Pinchiolo (214). Nel
settembre 1948 vi fu una piena del Chiobbia, con disalveamento in
destra Pinchiolo e danni vari a Montesinaro [GC VC 1950].
L'8
novembre 1951 l'alta Val Cervo è colpita da franamenti e sono
travolte le opere di regimazione e difesa idraulica [GC VC 1953].
Nell'aprile 1956, a seguito delle "persistenti piogge alluvionali
delle settimane scorse", la strada Piedicavallo-Montesinaro è
ostruita da molte frane [GC VC]. Il 12-14 giugno 1957 il T. Pragnetta
provoca danni alla strada che lo fiancheggia a Rosazza [GC VC 1959].
Il 22-24 agosto 1965 il Chiobbia asporta opere di difesa idraulica [GC
VC]. Infine, il 2-3 novembre 1968 la piena del Cervo danneggia le
opere di trattenuta nei pressi di Rosazza [GC VC 1969].
Conclusioni
Dalla cronologia sintetica su riportata si deduce che la ricorrenza
media dei fenomeni di dissesto derivanti da piene nell'alta Val Cervo
è di appena 8-9 anni.
* Domenico Tropeano è Direttore
dell'Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica nel Bacino
Padano del CNR di Torino.
Sede: Strada delle Cacce 73, 10135 Torino
Tel: 011 39771, 011 343428
Email: [email protected]
CNR-Irpi Torino
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