QUINTO RAPPORTO IPCC SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI:
PUBBLICATO IL SECONDO VOLUME
(IMPATTI, ADATTAMENTO E VULNERABILITA')
09.04.2014
A cura di SMI / Redazione Nimbus
Lunedì 31 marzo 2014, a seguito della sessione di approvazione tenutasi
dal 25 al 29 marzo a Yokohama (Giappone), il
Working Group II
(WGII) dell'Intergovernmental
Panel on Climate Change (IPCC) ha presentato al pubblico il
secondo volume del Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti
Climatici, quello dedicato a "Impatti, Adattamento e
Vulnerabilità".
Ciò è avvenuto a sei mesi dalla pubblicazione nel settembre 2013 della
sintesi del
primo volume sulle basi scientifiche dei cambiamenti climatici, e in
attesa che appaia a breve il riassunto del terzo, sulla mitigazione (al
termine della sessione di lavoro del
WGIII a Berlino,
7-12 aprile 2014).
La sintesi complessiva di tutto il Quinto Rapporto verrà rilasciata
invece a fine ottobre 2014 a Copenhagen.
La stesura del secondo volume, che costituisce la più aggiornata e
ampia valutazione delle sfide che attendono l'umanità durante il XXI
secolo a causa degli impatti dei cambiamenti climatici, ha coinvolto
243 autori principali e 66 revisori da 70 paesi, è composto da 30
capitoli, oltre 2500 pagine e 12.000 citazioni bibliografiche, a
conferma dell'imponente messe di informazione scientifica analizzata,
e in totale sono stati raccolti oltre 50.000 commenti di revisione.
Le copertine del II volume del
V Rapporto IPCC su Impatti, Adattamento e Vulnerabilità, composto da due
tomi dedicati rispettivamente agli aspetti globali e settoriali, e a
quelli regionali.
Ecco di seguito alcune delle principali evidenze emerse nel rapporto.
Impatti osservati
I cambiamenti climatici sono già tra noi e hanno già prodotto effetti riconoscibili negli
ambienti naturali e nei sistemi antropici in tutti i continenti e negli
oceani, e con livello di confidenza da medio a elevato si può affermare
che:
- Variazioni nelle precipitazioni e maggiore fusione nivo-glaciale
stanno alterando i regimi idrologici, e il riscaldamento sta scongelando
il permafrost ad alte latitudini e altitudini.
- Sono cambiati gli areali geografici di distribuzione, le popolazioni e
i comportamenti (migrazioni, attività stagionali...) di numerose specie
viventi terrestri, d'acqua dolce e marine.
- Perdite di raccolti agricoli (soprattutto frumento e mais) dovuti ai
cambiamenti climatici sono state più frequenti rispetto ai vantaggi
(limitati, questi ultimi, alle sole regioni ad elevata latitudine, e con
effetti complessivi ancora poco conosciuti). Si sono manifestate forti
instabilità di prezzo degli alimenti a seguito di estremi
meteo-climatici in regioni produttive.
- Aumento della mortalità da caldo eccessivo e riduzione di quella da
freddo intenso.
- La vulnerabilità ai cambiamenti climatici è maggiore nelle regioni e
tra le popolazioni soggette a forti disuguaglianze sociali, conflitti e
marginalità economica, politica, istituzionale.
Adattarsi ai cambiamenti
Nella storia, le società umane hanno affrontato il clima e i suoi
cambiamenti con differenti gradi di successo, e attualmente strategie di
adattamento ai nuovi contesti climatici attesi stanno già prendendo
forma nei piani di gestione del territorio, delle città, delle reti
idriche... con crescenti esperienze nel settore sia pubblico, sia
privato.
Ciò è evidente soprattutto in Europa a tutti i livelli di governo, ma
anche negli altri continenti, dalla pianificazione relativa all'aumento
dei livelli marini in Australia ai sistemi di allerta in caso di eventi
estremi in Asia, fino all'adozione di varietà colturali resilienti e
alla gestione idrica integrata in agricoltura in Sud America.
Ma ciò non basta, il tempo stringe … e l'efficacia delle azioni di mitigazione e
adattamento (attraverso azioni sia individuali, sia collettive e
governative) messe in atto in questi anni saranno cruciali nel
determinare il livello di esposizione dell'umanità ai rischi derivanti
dai cambiamenti climatici nel XXI secolo.
Rischi e opportunità future, suddivisi per settore
Risorse d'acqua dolce
La disponibilità d'acqua di superficie e di falda è prevista in aumento
alle elevate latitudini, mentre potrà ridursi in modo significativo in
molte regioni subtropicali già attualmente aride (e anche intorno al
Mediterraneo), aumentando così la
competizione per l'accesso alle risorse idriche.
Inoltre, l'aumento delle temperature, della presenza di sedimenti e
inquinanti minaccerà la potabilità dell'acqua anche in presenza dei
metodi convenzionali di trattamento.
Variazioni
percentuali dei deflussi fluviali medi annui previsti a seguito di un
riscaldamento atmosferico di 2 °C rispetto al periodo 1980-2010: in
giallo-arancio-rosso le zone in cui sono attese riduzioni di portata
(tra cui tutto il bacino del Mediterraneo, Italia inclusa), in verde-blu
quelle in cui sono previsti aumenti dei deflussi.
Ecosistemi terrestri e d'acqua dolce
Un'ampia gamma di specie viventi rischierà l'estinzione soprattutto
laddove i cambiamenti climatici interagiranno con altri fattori di
stress, come alterazione e sovrasfruttamento degli habitat naturali,
inquinamento e arrivo di nuove specie invasive, con effetti
proporzionali all'entità dei cambiamenti ambientali.
Scenari di emissioni serra da medie ad elevate pongono rischi di
irreversibile collasso di ecosistemi a loro volta determinanti per la
stabilità del clima (es. la tundra boreale, con possibile ingente
rilascio in atmosfera del carbonio immagazzinato per secoli nelle
torbiere e nel permafrost, con ulteriore aggravamento dell'effetto
serra).
Zone costiere
I litorali e le zone depresse subiranno un crescente rischio di
sommersione ed erosione a causa dei livelli marini in aumento, con
entità dell'esposizione correlata ai tassi di crescita demografica ed
economica.
Innalzamento delle protezioni litoranee
necessario nel 2081-2100, a seguito dell'incremento dei livelli marini,
per mantenere le probabilità di superamento (e inondazione dal mare)
inalterate rispetto al periodo 1986-2005. La situazione più problematica
appare quella della costa orientale degli Stati Uniti (come peraltro già
sperimentato dalla città di New York durante l'uragano Sandy nel
novembre 2012), con innalzamenti dell'ordine dei 70-80 cm (scenario
intermedio RCP 4.5).
Ambienti marini
Dalla metà del XXI secolo la redistribuzione delle specie marine e la
perdita di biodiversità porranno grandi sfide all'approvvigionamento di
pesce per alimentazione umana, soprattutto in concomitanza con
situazioni di sovrasfruttamento. Una netta diminuzione generale della
produttività primaria degli oceani è attesa dopo il 2100 secondo tutti
gli scenari di emissione considerati.
A ciò si aggiunge l'effetto dell'acidificazione delle acque oceaniche,
soprattutto con scenari di emissioni medio-elevate (RCP 4.5, 6.0 e 8.5):
importanti ripercussioni negative sono attese sulla fisiologia delle
specie marine, dal fitoplancton agli animali, ma con problemi più gravi
soprattutto per l'integrità delle barriere coralline e la formazione
degli scheletri dei molluschi.
Sicurezza alimentare
Un riscaldamento di 2 °C o più sarà in grado di penalizzare la
produzione di cereali nelle zone tropicali e temperate, tuttavia con
sensibili differenze in base alle regioni e alle varietà agronomiche
impiegate. Oltre i 4 °C, specie se in concomitanza con un aumento della
domanda di cibo, sono da attendersi importanti rischi per la sicurezza
alimentare soprattutto alle basse latitudini (fasce tropicale ed
equatoriale).
Zone urbane
Molti dei rischi connessi ai cambiamenti climatici si concentrano nei
grandi agglomerati urbani: maggiore risentimento delle ondate di calore,
inondazioni sia per nubifragi localizzati (flash-floods e urban-floods)
sia per l'aumento dei livelli marini e onde di tempesta, insieme
all'inquinamento dell'aria e a problemi di approvvigionamento di acqua potabile.
Ovviamente le aree più povere e meno dotate di infrastrutture efficienti
saranno le più esposte e penalizzate, mentre opportuni piani di
rafforzamento della resilienza potranno giocare un ruolo fondamentale
nello sviluppo di strategie di successo con effetti benefici a scala
globale.
Quale riscaldamento atmosferico potranno subire le
grandi città nel mondo? Ecco la localizzazione delle aree urbane con
oltre 750.000 abitanti previsti nel 2025, e - in scala di colore -
l'entità degli incrementi termici attesi a metà XXI secolo secondo lo
scenario a elevate emissioni RCP 8.5. Gran parte delle città (e dunque
della popolazione mondiale) andrebbe soggetta ad aumenti di temperatura
media dell'ordine di 1,5 - 3 °C.
Economia e servizi
Le stime degli impatti complessivi dei cambiamenti climatici
sull'economia globale sono ancora molto difficili e incerte, ma
orientativamente si possono considerare perdite annue negli utili
comprese tra 0,2 e 2% ogni 2 °C di incremento termico, con elevate
probabilità di sottostima.
I cambiamenti attesi influiranno sulla produzione di energia in maniera
diversa in base alle fonti (variazioni nei regimi del vento, dei
deflussi idrici, del soleggiamento), sulla domanda energetica
(diminuzioni per il riscaldamento inverale, aumenti per il
raffrescamento estivo) e sui processi tecnologici (raffreddamento di
centrali elettriche; impianti industriali in zone a rischio
alluvionale). La maggiore incidenza di eventi estremi costituirà inoltre
un'importante sfida per il settore assicurativo.
Salute umana
Si prevede che gli effetti positivi dei cambiamenti climatici sulla
salute (riduzione mortalità da freddo) siano del tutto marginali
rispetto a quelli negativi: aumento della mortalità per ondate di caldo,
incendi, eventi meteorologici estremi e loro conseguenze sulle
condizioni sanitarie (epidemie) e sulla produzione alimentare
(carestie), maggiore diffusione di insetti vettori di malattie. La
riduzione della vulnerabilità dovrà passare attraverso il potenziamento
delle strutture sanitarie di base e di gestione delle emergenze,
l'accesso all'acqua potabile e alle vaccinazioni.
Sicurezza umana
Cambiamenti climatici di lungo periodo ed eventi atmosferici estremi
potranno causare nuove e più intense migrazioni umane, difficili da
prevedere per la loro natura complessa e multi-fattoriale. Potrà
aumentare il rischio di conflitti e rivalità tra Stati a causa di
crescente povertà, shock economici e competizione per l'accesso alle
risorse.
Reddito e povertà
Nel XXI secolo i cambiamenti climatici rallenteranno la crescita
economica e renderanno più difficile la lotta alla povertà e alla fame,
che potranno esacerbarsi soprattutto nelle città, nei paesi attualmente
in via di sviluppo e in quelli segnati da crescenti disuguaglianze
sociali e precarietà alimentare (in particolare in Africa).
Per approfondimenti:
Frequently
Asked Questions
Summary for Policymakers
Intero
rapporto (suddiviso per capitoli)
Ulteriori commenti al secondo volume del Quinto Rapporto IPCC su:
Climalteranti
CMCC – Centro EuroMediterraneo sui Cambiamenti Climatici
RealClimate
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