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ALPI OCCIDENTALI:
INVERNO NEVOSO, MA ORA E' DI NUOVO SICCITA'
Daniele Cat Berro, SMI
redazione Nimbus - 29 lug 2004
Alcuni giorni fa, i quotidiani riservavano titoli a tutta pagina ai
nubifragi sul Nord Italia: una raffica di temporali da Nord-Est aveva
appena stroncato l’ondata di calore che da una settimana attanagliava
buona parte d’Italia, con punte ben oltre i 35 °C sulle città padane e
isoterma zero verso i 4500 m sulle Alpi. Ed ecco che, dopo i lamenti per
il troppo caldo, arrivano puntuali le lagne per la breve interruzione
temporalesca sul week-end dei vacanzieri. Ricorrente, nell’estate
alpina, e peraltro benvenuta in un periodo ben più secco del normale.
Inoltre, l’acqua tanto sospirata dagli agricoltori non è arrivata per
tutti. E’ ancora troppo presto per commentare l’andamento estivo – su
quello si potrà essere precisi tra cinque settimane - ma i dati raccolti
negli ultimi mesi possono dare un’idea della situazione recente.
Innevamento: molta neve, quasi ovunque più del normale
Dopo i calori eccezionali dell’estate 2003, sulle Alpi occidentali
l’inverno è trascorso con molta neve, quasi ovunque più del normale. Da
ottobre 2003 a maggio 2004, si sono misurati accumuli totali di neve
fresca di 809 cm al Lago Toggia, quota 2200 m (116% rispetto al
normale), 490 a Formazza, quota 1300 m (132%), 785 a Gressoney-D’Ejola,
quota 1850 m (media 132%), 726 al Lago Serrù, quota 2275 m (113%), 543 a
Balme, quota 1458 m (150%), 629 al Lago Malciaussia, quota 1810 m
(146%), e 535 cm a Thures di Cesana, quota 1703 m (109%). Meno nevose
sono state le zone interne dell’alta Val d’Aosta: lo stesso capoluogo
(quota 550 m) ha visto cadere 74 cm in tutto l’inverno, a fronte di una
media di 96 cm (77%).
Tra le nevicate più rilevanti, si sono distinte quelle di inizio
novembre 2003 e metà febbraio 2004, che in alcune zone sono risultate di
intensità eccezionale: ad esempio, al Lago Telessio – a quota 1917 m sul
versante piemontese del Gran Paradiso – tra il 19 e il 20 febbraio sono
caduti ben 125 cm di neve fresca in 24 ore: non era mai successo
dall’inizio delle osservazioni nel 1959. Degna di nota, nello stesso
episodio, l’ingente caduta di sabbia sahariana, trasportata per circa
2000 km verso nord dal forte scirocco: soprattutto dalle Alpi Marittime
all’Appennino Emiliano il manto ha assunto una pronunciata tinta
giallo-rosata per alcune ore al mattino del 21 febbraio, subito nascosta
da nuova neve «pulita» nel prosieguo della giornata; a seguito della
fusione, lo strato colorato è ora ben visibile in superficie nei nevai
in quota. |
Un momento dell’intensa nevicata del 19.02.2004 a
Noasca (1058 m, Valle Orco). A fine episodio, il giorno 21, lo spessore
al suolo ha raggiunto i 169 cm (f. S. Berra).
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Oltre un metro di neve sui tetti di Pian Benot (Usseglio)
il 25.02.2004
(f. L. Mercalli). |
La sabbia sahariana caduta il 21.02.2004 sulle
nevi
del Col du Lautaret (Hautes-Alpes), vista il 14.05.2004 (f. L.
Mercalli).
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Immagine dal satellite MODIS – sensore Terra, ore 10.15 UTC del
30.05.2004 (canale visibile): si notano, sul versante alpino francese e
sulle Alpi Marittime, le nevi tinte di giallo-rosa dalla sabbia
sahariana caduta durante la nevicata del 21.02.2004.
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Lago Toggia, andamento
dello spessore nevoso nell’inverno 2003-2004 (curva rossa), e confronto
con i valori medi (curva nera). Per buona parte della stagione la
quantità di neve è stata superiore alla media, in particolare in gennaio
(spessore massimo di 306 cm il giorno 15). Nonostante il buon
innevamento, i calori di giugno hanno determinato una precoce scomparsa
del manto, che si è esaurito del tutto il giorno 20 giugno. Fonte dati:
ENEL. |
Lago Serrù, andamento
dello spessore nevoso nell’inverno 2003-2004 (curva rossa), e confronto
con i valori medi (curva nera). Anche qui lo spessore nevoso è stato
superiore al normale in particolare a inizio inverno: si notino gli
importanti spessori raggiunti già a inizio dicembre (205 cm il giorno
5). Fonte dati: AEM Torino. |
Un buon
inverno, dunque, confermato anche dalle misure di accumulo nevoso
stagionale ad alta quota. La primavera termicamente nella media, con
temporanei ritorno del freddo a marzo e inizio maggio, ha favorito la
conservazione della neve in altitudine. I rilievi condotti il giorno 21
giugno sul ghiacciaio Ciardoney (Gran Paradiso) hanno rivelato spessori
residui di 340 cm a quota 3140 m (Colle Ciardoney), mentre sull’intero
apparato glaciale l’accumulo specifico della stagione (da ottobre a
maggio) - espresso in equivalente d’acqua - è risultato di 1170 mm, poco
superiore alla media degli ultimi 13 anni (1060 mm).
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Profilo del manto nevoso
al Colle Ciardoney (3140 m, Gran Paradiso) il 21.06.2004. Ben visibile a
circa un metro di profondità, lo strato di neve colorata dalla sabbia
sahariana caduta in febbraio. Lo spessore totale è di 340 cm (f. L.
Mercalli). |
Misure
analoghe effettuate sul ghiacciaio del Timorion (grazie alla
collaborazione tra SMI e ARPA Valle d’Aosta), sul versante valdostano
del Gran Paradiso, hanno invece evidenziato la minore nevosità del lato
settentrionale del massiccio, che ha risentito meno dei forti accumuli
nevosi di inizio novembre, inizio dicembre e metà febbraio: il giorno 8
giugno su questo ghiacciaio si misuravano spessori di neve compresi tra
170 e 300 cm (altitudine da 3230 a 3470 m), ed equivalente d’acqua di
730 mm. |
Temperature e precipitazioni: inizio d’anno nella media, poi a giugno
tornano caldo e siccità
Dopo che la prima parte dell’anno è trascorsa con temperature mediamente
intorno alla norma, in giugno è tornata intensa la calura, tanto che il
mese – benché nettamente meno caldo di quello del 2003 - è comunque
risultato tra i più caldi dall’inizio delle osservazioni: a Torino la
media mensile di 24.4 °C ha superato la norma di 3.5 °C. Ma ora è
soprattutto la carenza estiva di precipitazioni a preoccupare, per il
secondo anno consecutivo: nonostante l’inverno sia stato nevoso, dopo la
fusione della neve i suoli alpini - sassosi e poco profondi - hanno
perso rapidamente il loro contenuto in umidità, in mancanza di piogge e
temporali estesi. A Formazza, gli ultimi due mesi di giugno (2003 e
2004) sono stati i più asciutti dal 1913, rispettivamente con 10 e 29 mm
di pioggia appena, a fronte di una media che ne vorrebbe 120.
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Torino – Temperature
medie mensili nel primo semestre 2004 e confronto con i valori medi del
trentennio 1971-2000. Da gennaio a maggio l’andamento si è mantenuto
intorno alla norma, o con moderati scarti positivi, mentre in giugno
l’anomalia rispetto alla media è stata di +3.5 °C, e il mese di è
collocato in seconda posizione tra i più caldi dal 1753. |
Precipitazioni cumulate
a Formazza – Ponte (Ossola) nel primo semestre del 2004, e confronto con
la curva dei valori medi. Al 30 giugno il totale dei primi sei mesi era
di 394 mm, a fronte di una media di 612 mm (64%). |
E se la
fusione dei nevai ancora presenti in quota garantisce acqua a
sufficienza per la pianura, sui ripidi pendii montuosi l’irrigazione è
compito arduo, quando non impossibile. Così, i pascoli ingialliscono e
le mandrie sono ormai a corto di foraggio in molte zone, e solo dal
Biellese al Lago Maggiore i temporali mattutini del 24 luglio (20÷30 mm)
hanno attenuato il secco. Per gli ultimi giorni di luglio e i primi di
agosto non è atteso un cambiamento di rotta: l’estate proseguirà per il
momento senza eccessi termici, ma in gran parte ancora all’asciutto. E
dovremo accontentarci dell’acqua che – almeno quella - scende copiosa
dai ghiacciai.
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