CORSO DI TECNICHE DI MONITORAGGIO GLACIOLOGICO
SUL GHIACCIAIO DEL SABBIONE, LUGLIO 2011
Luca Mercalli, Daniele Cat Berro,
Giorgia Allais – Redazione Nimbus, 3 agosto 2011
Si è svolto da giovedì 28 a sabato 30 luglio 2011 il corso “Tecniche di
monitoraggio glaciologico” presso il Ghiacciaio Meridionale del Sabbione
(o di Hohsand secondo il toponimo walser), in alta Val Formazza,
provincia di Verbania.
Nell'immagine la Val Formazza, nel Piemonte
Settentrionale.
Il pallino rosso indica la localizzazione del Ghiacciaio del Sabbione.
Fornire un inquadramento dei ghiacciai come indicatori climatici a scala
globale e locale, ma anche illustrare attraverso le attività sul campo
le principali tecniche di monitoraggio a terra, sono stati gli obiettivi
perseguiti dallo staff congiunto
Imageo srl e Società
Meteorologica Italiana, sotto il coordinamento dei direttori del corso
Andrea Tamburini e Luca Mercalli.
Tredici i partecipanti, quasi tutti giovani freschi di laurea in
discipline geologiche o affini, spinti da un profondo interesse per la
montagna, talvolta con competenze alpinistiche anche rilevanti, che
assieme ad una delegazione di 3 tecnici
ENEL hanno preso
parte alle attività proposte sia “in aula” presso il
Rifugio Somma
Lombardo, sia sul ghiacciaio.
Lo scenario in cui si
è tenuto il corso, con il ghiacciaio meridionale del Sabbione sullo
sfondo.
La Diga del Sabbione fu ultimata nel 1954 sommergendo la lingua
frontale del ghiacciaio e provocando importanti episodi di ice-calving
che contribuirono negli anni ad accelerare il ritiro
della massa
glaciale: «Vasto ghiacciaio che da un ampio bacino di raccolta a
mantello, da cui
emerge la Punta d’Arbola, discende con ampia lingua, la
cui fronte termina in un lago» era la descrizione del ghiacciaio fatta
dal glaciologo Vanni nel
Catasto dei Ghiacciai Italiani, 1961.
Dal Ghiacciaio Meridionale del Sabbione svetta la Punta d’Arbola, 3235
m, una delle cime
più elevate e frequentate delle Alpi Lepontine. Nella
foto la cima alle prime luci del
mattino di venerdì 29 luglio: l’aria è
umida e sulla vetta di forma una sottile nube
orografica che annuncia la
variabilità della giornata.
Il
rifugio Somma Lombardo, 2561 m, sede delle lezioni teoriche e punto
di pernottamento durante i 3 giorni di corso. Il rifugio si trova
all'estremità NE del Lago del Sabbione, in posizione panoramica sulle
pendici occidentali del Corno di Ban. Squisito il trattamento
riservatoci dai gestori Renato e Is, che hanno dimostrato grande
disponibilità e anche interesse per gli argomenti trattati.
Il pomeriggio del giovedì è stato dedicato ad alcuni interventi tecnici
propedeutici alle attività sul campo: dapprima un inquadramento
sull’evoluzione climatica e sul ruolo dei ghiacciai a cura della Società
Meteorologica, a cui sono seguite alcune nozioni sull’uso delle più
moderne tecniche di monitoraggio, con particolare attenzione per le
tecniche GPS e GPR, a cura di
Imageo.
Tutta la giornata di venerdì è stata invece dedicata all’apprendimento
sul campo.
L’avvicinamento al ghiacciaio è avvenuto in quasi due ore di
cammino lungo il
panoramico sentiero che costeggia la sponda sinistra
del lago…
…attraversa il vallone in cui un tempo giungeva il Ghiacciaio
Settentrionale del Sabbione…
…e risale per le ripide morene recentemente deposte dal ghiacciaio.
Gli allievi sono stati suddivisi in 3 gruppi che si sono alternati a
rotazione in modo da eseguire ognuna delle attività previste: rilievi
GPS, GRP, posa delle paline ablatometriche.
La morfologia del ghiacciaio è stata studiata attraverso rilievi
topografici con tecnica
GPS differenziale di fase, che prevede
l’utilizzo di due ricevitori di fase, di cui uno
in posizione fissa e
nota durante l’intero rilievo (immagine qui sopra), e il secondo
in
posizione mobile sul ghiacciaio.
Il ricevitore GPS mobile è stato trasportato sul ghiacciaio percorrendo
tracce
morfologicamente significative ed acquisendo ad intervalli di 5
secondi coordinate e quota
di ogni singolo punto con un’incertezza centimetrica. La post-elaborazione dei dati consentirà
di costruire una
carta morfologica della superficie del ghiacciaio allo stato attuale e
poterne
anche calcolare l’area, da confrontare con documenti e
cartografie d’epoca.
Le misure di spessore del ghiaccio sono state effettuate mediante GPR
(Ground
Penetrating Radar) georeferenziato con GPS, metodo geofisico che
consente
di indagare le profondità tramite la propagazione di onde
elettromagnetiche.
Il metodo GPR consiste nel trascinare lungo superfici morfologicamente
significative
un’antenna da cui si propagano le onde in profondità in
modo diverso a seconda del
mezzo attraversato (ad esempio ghiaccio o
roccia). L’onda riflessa verso la superficie è
intercettata da una
seconda antenna ricevente e registrata per le elaborazioni successive:
i
primi risultati provvisori hanno mostrato spessori variabili tra circa
15-20 m
in prossimità della fronte e 60-70 m sui settori superiori del
ghiacciaio.
Fino ad oggi non era mai stato effettuato alcun bilancio di massa sul
Ghiacciaio del Sabbione.
Da quest’anno sarà invece possibile disporre
dei dati di ablazione grazie all’installazione di
4 paline lungo la
linea di flusso glaciale della lingua destra orografica. La posa delle
paline
è avvenuta in seguito alla perforazione tramite sonda a vapore,
che ha consentito di
raggiungere profondità di 10 m.
Le paline ablatometriche installate sono formate da 5 spezzoni in legno
della lunghezza di 2 m, ciascuno verniciato con tacche colorate della
lunghezza di 20 cm.
Sulla sezione più superficiale di ogni palina è stato installato un
sensore RECCO a diodo passivo
per facilitarne il ritrovamento in caso di
innevamento abbondante.
La posizione di ogni palina è stata georeferenziata tramite GPS con una
precisione
centimetrica. Il rilievo è stato possibile in seguito ad
alcuni minuti di
posizionamento (10-20), variabili a seconda della
copertura satellitare.
Intanto anche sul ghiacciaio si è fatta ora di pranzo: per le bibite al
fresco non c'è problema...
E per un toast caldo? Nell'immagine un utilizzo non convenzionale della
sonda a vapore...
I vari rilievi sul ghiacciaio si sono estesi complessivamente da una
quota massima di
quasi 2900 m sino alla fronte glaciale (nella foto) a
quota 2500 m.
Sul versante orografico destro il Passo del Vannino (nella foto in alto)
a quota circa 2730 m
è ormai completamente sgombero da ghiaccio da quasi
un decennio. Da qui si può scorgere
l’invaso del Lago Sruer (nella foto
in basso) che sovrasto il Lago del Vannino.
Il tempo variabile ha accompagnato i tre giorni di corso. Il flusso di
aria fresca e instabile
associato a una depressione europea si è
attenuato proprio a fine settimana e le correnti da
nord-ovest giunte
sulle regioni alpine si sono presentate gradualmente più asciutte. Un
po’ di
pioggia è caduta nella serata di giovedì 28 e nel pomeriggio di
venerdì 29, lasciando spazio
a schiarite più estese e durature e
temperature gradevoli nella giornata di sabato 30 luglio.
|
|
Fin dal 1950 la situazione meteorologica della zona è costantemente
monitorata dal
personale ENEL di guardia alla Diga del Sabbione, che
registra quotidianamente dati di
temperatura e precipitazione.
Nell’immagine a sinistra la capannina meteorologica che
ospita i
termometri, in quella di destra si nota anche la cabina del pluviografo.
L'alta Val Formazza conta otto bacini artificiali, di cui il più grande
è proprio il Lago del Sabbione
con una capacità di 44 milioni di metri
cubi d'acqua. La diga è di tipo a gravità alleggerita
(una sorta di muro
“cavo” che poggia su contrafforti ben ancorati), lunga 300 m e alta 60,
con uno spessore alla base di 55.
|
|
A conclusione del corso il personale
ENEL ha gentilmente accompagnato
tutti i
partecipanti in un’interessante visita alle strutture interne
della diga, mostrando anche la strumentazione per i monitoraggi della
stabilità dell’opera. Nell’immagine a sinistra
cavità del concio centrale della diga; in quella di destra il pendolo
diritto costantemente monitorato dai guardiani per verificare ogni lieve
movimento della struttura.
Dopo la visita alla diga è ricominciata la
discesa a piedi lungo il sentiero che porta al Lago Morasco. Grazie al
supporto logistico fornito da
ENEL, tutto il materiale tecnico e le
attrezzature sono state riportate a valle in funivia. Arrivederci alla
prossima edizione del corso!
|